
Storia della della changa
La changa è la combinazione di DMT e MAO-I da fumare su una base vegetale secca, per alcuni versi altri non è che un enhanced leaf, cioè del materiale vegetale infuso con dei principi attivi. Parlare di invenzione quindi è un po’ fuorviante secondo me.
La vera scoperta infatti è quella della combinazione di betacarboline e triptamine allucinogene ed è stata fatta proprio dai nativi chissà quanti anni fa: assumere i due ingredienti per via orale, sublinguale, fumarli come cristalli freebase o infonderli nelle erbe secche come “changa” sono solo via di somministrazione diverse (ROA). Gli estratti si possono anche mettere direttamente nel retto sotto forma di clistere se proprio ci si vuole distinguere per originalità.
Evidenze antiche
Nei siti inca di Cueva e Huachichocana, in Argentina, sono state ritrovate due pipe ricavate da ossa di puma e semi di Anadenanthera, una ricca e nota fonte di triptamine allucinogene, insieme a Prosopis, un genere che contiene betacarboline. Nella zona cresce in particolare Prosopis nigra, che contiene armano ed eleagnina, due betacarboline.
L’analisi dei residui ha individuato la presenza di DMT e ha stabilito che i reperti risalgono al 2130 a.C. [1]. È quindi altamente probabile che già oltre 4000 anni fa, ben prima dell’avvento dell’ayahuasca moderna, le popolazioni native fumassero DMT e betacarboline.
EVIDENZE RECENTI
Un articolo pubblicato nel 2001 su Deoxy.org, una wiki su psichedelici e temi undergrond ormai offline, si afferma che i nativi Amazzonici utilizzano diverse misture fumabili e base di betacarboline e triptamine.
Bisogna considerare che buona parte della conoscenza indigena tradizionale, al di là dell’ormai famosa ayahuasca, non è stata documentata o resa pubblica. E’ molto probabile che le popolazioni locali, da sempre molto intraprendenti, abbiano elaborato composizioni analoghe alla nostra “changa”. Anche se non hanno a disposizione solventi e basi per produrre i cristalli, vantano una lunga esperienza nella produzione di enhanced leaf con le resine ottenute dai decotti concentrati.
Una prima menzione bibliografica si può ritrovare nell’Enciclopedia degli psichedelici di Peter Stafford del 1977 in cui vengono descritte diverse erbe infuse col DMT destinate ad essere assunte tramite combustione.
Nel 1983 esce Notes from Underground di Gracie e Zarkov, un cult della psiconautica, in cui possiamo leggere degli esperimenti degli autori che hanno fumato estratti di Passiflora incarnata, Peganum harmala e Banisteriopsis caapi in combinazione con il DMT.
Nell’Essential Psychedelic Guide di D.M. Turner datata 1994 viene descritto come gli alcaloidi armalinici potenzino il DMT assunto per via inalatoria potenziandone potenza (12-30 mg di DMT con questa tecnica equivalgono a 40mg) durata (fino a 30-40m). Vengono annotate anche differenze qualitative: gli effetti della combinazione sono più gestibili ed è più facile mantenere controllo cosciente sull’esperienza [2].
Ci sono inoltre tanti report degli anni ’90 pubblicati sull‘Entheogen review, famosa pubblicazione specializzata nelle droghe visionarie, che documentano il consumo di DMT ed alcaloidi armalinici in combinazione su B. caapi o altre erbe secche. Nel volume dell’Equinozio Autunnale del 1994 viene proprio descritta la preparazione di un “ayahuasca fumabile” a base di estratto freebase di P. harmala e Phalaris arundinacea, annottando come l’aggiunta del primo elemento renda l’esperienza più lunga e gestibile. In alternativa l’autore menziona anche la possibilità di fumare prima i MAO-I e dopo il DMT, un metodo ancora più efficace del primo.
Anche i forum online abbondano di riferimenti risalenti ai primi anni 2000.
In questo post pubblicato nel 2008 su tribe.net, un forum di psiconautica ormai chiuso, un utente Australiano dice che sono più di 10 anni che sta facendo esperienza con la “changa”.

Un noto forum etnobotanico brasiliano attivo dai primi anni 2000 fino a circa il 2010 raccoglieva le esperienze di molti utenti che provavano a fumare corteccia e foglie di B. caapi infuse col DMT.
In “The Hive”, noto forum di psiconautica ormai chiuso, ci sono post del 2001 in cui si parla del potenziamento del DMT fumato mediante l’uso di MAO-I.
Diffusione
Ci sono diverse fonti che riportano come Jonathan Ott, etnobotanico e personaggio storico del mondo underground della psichedelia, avesse fumato del DMT estratto dalle Acacia locali ed infuso su foglia di B. caapi negli anni ’90 durante la sua permanenza in Australia.

Un anonimo del forum di DMT nexus afferma di essere stao presente con lui ad un evento come parte di una scorta che avrebbe dovuto tenere alla larga scocciatori ed opportunisti, tra questi c’era anche Julian Palmer di cui parleremo più avanti.
Scrive inoltre che, una volta provati i cristalli, Ott disse che era interessante ma sarebbe durato di più se li avessero infusi nella foglia secca di caapi.
In seguito a questi prime esperimenti, intorno al 2000, venne lanciato un primo blend a base di Acacia e foglia di B. caapi col nome di “Dreamleaf” o “DreaMTime” ma non si diffuse tanto quanto la “changa” che veniva e viene venduta solitamente presso tutti i principali festival legati alla psichedelia.
Julian Palmer
Julian Palmer è uno psiconauta Australiano noto per aver diffuso la mistura di DMT ed alcaloidi armalinici su base secca chiamandola “changa”, un termine gergale che ha subito preso piede tra i consumatori. Avevo già discusso di alcune delle pratiche discutibili di questo personaggio in un altro articolo, anche in questo caso non si smentisce.
Sulla base dei suoi stessi scritti e della sua limitata esperienza personale Palmer si è autoproclamato “padre della changa” affermando di aver concettualizzato proprio la combinazione, scoprendo per primo la sinergia dei vari elementi intorno alla metà del 2003.
Alla luce dei dati precedentemente esposti, siamo di fronte ad un chiaro un tentativo di revisionismo storico ed appropriazione culturale volto soltanto alla promozione della sua persona, dei suoi libri e dei suoi servizi.
La maggior parte dei media e dei divulgatori del panorama pop psichedelico ha accolto la storia di Palmer senza riserve, ma negli ambienti più maturi della comunità psichedelica australiana o su forum d’elitè come DMT nexus sono stati in tanti a criticarlo.
Alchimia o fuffa?
In questo post di DMT nexus Palmer viene messo spalle a muro ed è costretto ad ammettere che c’erano tante misture fumabili infuse con DMT ed alcaloidi armalinici prima che esplodesse il fenomeno changa nel 2003. Quindi è costretto ad insistere sulla stessa definizione di changa, trasformardola in un preciso mix di erbe secche che deve necessariamente contenere la liana essiccata di B. caapi e di cui lui avrebbe scoperto la specifica alchimia.
Questa strategia non trova però nessun riscontro reale, la changa è un termine gergale, non tecnico, che da sempre viene usato per indicare qualsiasi preparazione a base di DMT e MAO-I su base secca.
Daltronde gli ingredienti secchi non hanno valenza farmacologica, servono solo a rallentare l’assorbimento migliorando grado di combustione ed aroma rispetto ai cristalli puri. La corteccia di B. caapi, secondo lui fondamentale, non è abbastanza potente per essere attiva fumata: al di là della bassa concentrazione, nella pianta armina e armalina si trovano in forma di sali legati ad acidi vegetali e non sono efficacemente vaporizzabili come la controparte in forma di base libera.
Il nome “changa”
Palmer dice di aver coniato il nome “changa” casualmente intorno al 2000 durante una sessione ayahuasca. Tuttavia un utente di DMT nexus riporta che gli fosse stata offerta della changa, proprio con questo nome, da un Australiano al Rainbow Gathering del 1994, ben prima che Palmer iniziasse la sua carriera nel mondo della psichedelia.
Diversamente da Palmer, l’utente in questione non ha alcun motivo per attribuire meriti ad uno sconosciuto di cui neanche ricorda il nome, quindi mi trovo più propenso a credere a lui.

Inoltre il termine “changa” non è solo un neologismo gergale di recente introduzione, ma esiste nel linguaggio chechua.
Nell’Handbook of South American Indians volume 7, bollettino 143 viene menzionato come sinonimo di chanca e chanka: si tratta di un termine polisemico che identifica una popolazione andina rivale degli Inca nel XV secolo e il relativo territorio. La radice chanka- viene anche impiegata per descrivere azioni come pestatura e tritatura compatibili con la preparazione di una droga vegetale.
Più di un utente di DMT nexus riporta l’esistenza una snuff tradizionale chiamata “changa” dagli Shipibo nel distretto di Contamana in Perù che consiste in foglia di B. caapi polverizzata con i semi di Anadenanthera ed altre piante triptaminiche. Su etsy (un mercato online che raccoglie diversi artigiani da tutto il mondo) si trova un drappo sciamanico fatto a mano da Maestra Mathilde Gomez Sanchez, una donna di medicina Shipibo di quella regione, che menziona la changa in relazione alle piante sacre tradizionali

Per spezzare una lancia in favore di Palmer: io non credo che abbia consapevolmente preso il nome dai nativi, ma che questo sia sia diffuso in Australia indipendentemente intorno al 2000 per indicare specificatamente le varie miscele fumabili a base di erbe infuse con DMT e betacarboline.
Che poi sia stato lui o un altro Australiano anonimo non lo sapremo mai, e non è che l’invenzione di un nome sia tanto importante secondo me, qualcuno sa chi ha inventato lo speedball o il candyflip?
C’è da considerareal massimo l’abbia sentito e gli sia venuto in mente che più plausibile che sia Palmer ad aver in 1994Anche se non ci sono fonti, a parte lo stesso Palmer, a supporto èLo stesso tabacco ha effetti MAO-Isignificativi, seppur temporanei e blandi. che induce effetti bvescrivendo di come la changa (ovveropromosso pesantemente la changa fino a farla diventareSulla base esclusie di materiale autoreferenziale ed aneddotico è già stato pubblicato guarda caso anche in Italia.
Eh si, non c’è dubbio che la combinazione di due piante amazzoniche sia stata scoperta non dai nativi che le consumano da sempre ma da un tizio Australiano nel 2000. Vanterie del genere non richiedono nessuna verifica prima di essere diffuse come storia ovviamente.
Non contento della sua carriera come “autore” e facilitatore, Julian Palmer si è dato da poco al commercio.
Sfruttando alcune osservazioni botaniche del 900 e il fatto che nello stesso periodo sia stato commercializzato un farmaco dal Tabernanthe manii, una specie ormai considerata una varietà o un sinonimo dell’iboga da tutta la comunità botanica contemporanea, ha tirato fuori un nuovo prodotto più facilmente commerciabile e soprattutto “nuovo” rispetto alla cara vecchia iboga ormai nota ed illegalizzata. Sfruttando la moda del microdosing che lo protegge dal punto di vista legale e gli permette di fare rincari da paura (15ml a $90 US senza specificare concentrazione) sta sponsorizzando il prodotto su fb come una specie di panacea.
In più gioca sul fatto che è meglio per il microdosing come se le due specie fossero distinte anche chimicamente (T. mannii sarebbe una fonte più pura di ibogaina), quando gli stessi studi obsoleti francesi a lui tanto cari riportano che avessero esattamente la stessa farmacologia (un ulteriore indizio che siano la stessa cosa) [2].
Già nel 1989 il genere è stato rivisto da G.J.A. Vonk e A.J.M. Leeuwenberg dell’Università di Wageningen che hanno accorpato i vari sinonimi eterotipici (Iboga vateriana Braun-Blanq. & K.Schum.; Tabernanthe albiflora Stapf; T. bocca Stapf; T. mannii Stapf; T. pubescens Pichon; T. subsessilis Stapf; T. tenuiflora Stapf.) di T. iboga notando come fosse molto variabile nella morfologia delle varie parti [3]. T. mannii dovrebbe essere la varietà a frutto rotondo.
L’unica altra specie è T. elliptica precedentemente nota come Daturicarpa elliptica, facilmente distinguibile dal frutto spinoso come potete vedere dalla foto. https://library.wur.nl/WebQuery/wurpubs/fulltext/468098
Cosa ci si può aspettare da un ipocrita che utilizza specie a rischio di Acacia affermando che siano le stesse piante ad “incoraggiarlo” a farlo. https://julianpalmerism.com/transceptual-formations/ https://www.reddit.com/r/australia/comments/4opcax/the_australian_ayahuasca_debate/
Tra l’altro è anche un negazionista dell’olocausto e ha tendenze ideologiche da destra estrema https://www.reddit.com/r/RationalPsychonaut/comments/e7xeaa/julian_palmer_western_ayahuasca_facilitator_and/
Stategli alla larga come la peste.
FONTI
2)Turner, D. M. The essential psychedelic guide. Panther Press, 1994: pag 80.


