Effetti psilocibina su aspettativa di vita ed invecchiamento dei topi

Psilocibina ed invecchiamento, un nuovo (inaffidabile) studio

Questa pubblicazione https://www.nature.com/articles/s41514-025-00244-x “Psilocybin treatment extends cellular lifespan and improves survival of aged mice” sta facendo il giro dei social raccogliendo l’entusiasmo di diversi “influencer” dell’informazione che urlano al miracolo. Ma è vero che la psilocibina agisca sui processi di invecchiamento?

Intanto è soltanto una una comunicazione breve, non è stata sottoposta a peer-review esterna nè a preregistrazione aperta, ovvero gli autori non hanno condiviso in anticipo i dettagli su ipotesi, design dello studio, campione e metodi statistici. E’ facile in questo caso cambiare ipotesi in base al risultato (una pratica nota come HARKing – Hypothesing After Results are Known) o riportare selettivamente ciò che fa comodo. Inoltre i dati non sono stati rianalizzati da gruppi indipendenti.

“At 10 months post-initial treatment, when the first group of mice reached median survival, all were euthanized.”
In questo caso non stanno misurando la longevità dei topi, ma la sopravvivenza a breve termine entro un massimo predefinito. Per fare un esempio, se il quinto giorno il 100% delle cavie sono sane e il sesto sono morte ma tu eutanasi tutti il giorno 5, stai sopravvalutando l’efficacia del trattamento.
Normalmente le cavie vengono controllate fino alla morte o uccise per questioni etiche legate alle loro sofferenze. Il censimento deve essere casuale ed indipendente dall’outcome per essere valido ma qui dipende dalla sopravvivenza del gruppo controllo.
Il fatto che già nel titolo venga riportato “extends cellular lifespan” è un errore, probabilmente voluto per ingigantire la portata mediatica del messaggio, perchè dallo studio non possiamo desumere se la psilocibina abbia esteso o meno la durata della vita delle cavie, soltanto che abbia ritardato la mortalità fino ad un singolo, arbitrario checkpoint.

Il confronto con un solo controllo senza un confronto attivo nel caso di uno psichedelico lascia il tempo che trova. Non possiamo capire se gli effetti osservati dipendano indirettamente dagli effetti comportamentali delle sostanza. Da studi più affidabili emerge chiaramente che la psilocibina possa alleviare i livelli di stress in diversi contesti e lo stress è uno dei principali fattori che determinano l’invecchiamento. O anche la semplice riduzione dell’aggressività, una proprietà ben nota degli psichedelici, può influenzare la qualità del pelo dei topi che hanno rilevato i ricercatori.
Non sono stati usati orologici epigenetici (basati sulla metilazione DNA) nè misure dettagliate in vivo su marcatori di danno a lungo termine o infiammazione sistemica. L’evidenza ottenuta sui soli fibroblasti e pochi marcatori non è sufficiente a dimostrare che agisca come un geroprotettore.

Infine bisogna anche considerare che quantità di psilocibina impiegata è di gran lunga superiore a quella comunemente assunta dagli umani anche nel contesto delle cosiddette dosi eroiche: 15 mg/kg equivarrebbe a più di 200g di funghi essiccati. C’è da dire che i topi metabolizzano l’alcaloide in maniera diversa, ma rimane comunque un dosaggio estremamente alto e poco pratico.

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