1.90

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Fiore molto diffuso dall’inconfondibile colore arancio acceso: la varietà arvensis selvatica ha fiori più piccoli dell’officinalis ed è stata meno studiata, ma in alcuni esperimenti è risultata superiore per alcune azioni farmacologiche come l’inibizione dell’acetilcolinesterasi o il potere antiossidante.

Le due specie sembrano condividere un alto profilo di sicurezza e simili applicazioni terapeutiche.

NON E’ UN FITOFARMACO O UN SUPPLEMENTO ALIMENTARE, MA UN ARTICOLO NON ADATTO AL CONSUMO UMANO DESTINATO SOLTANTO AD COLTIVAZIONE E FUMIGAZIONI IN AMBIENTI APERTI.

1.90
parte Fiore Seme
condizione Secca Fresca
forma Intera Tritata In polvere Essenza alcolica
quantita 25g 100g 250g 50g di materia prima 100g di materia prima 10 semi
Azzera selezione
Confronta

Descrizione

INFORMAZIONI SULL’USO STORICO NELLA MEDICINA AYURVEDICA (NON COSTITUISCONO POSOLOGIA)

PARTE USATA: fiore

-ingerito/ 1-2g 
-decotto\ 2-6g 
-tintura 1:1/ 1-4ml

Viene combinata con tarassaco, iperico, melissa, finocchietto selvatico, peperoncino, mirto, miele, camomilla, lavanda, ed anice per la produzione di formule antinfiammatorie, antiossidanti ed antietà.

Nella medicina ayurvedica si assume 2 volte al giorno per almeno 1 settimana prima di ottenerne i massimi benefici.

Medicina convenzionale
Le proprietà anticolinesterasiche [7], antiossidanti [7], antinfiammatorie [8], antitumorali [10], genoprotettive [12], citorigeneranti [13], ipoglicemiche [14], antivirali [16], antibatteriche [18], antimicotiche [21] della calendula selvatica e dei suoi fitocostituenti sono supportate dalla ricerca scientifica.

La Commissione Tedesca E ha approvato l’uso interno del fiore di Calendula officinalis per trattare l’infiammazione della mucusa orale e della gola, esternamente su ferite ed ulcere ai piedi. La specie spontanea pare avere simili proprietà e profilo di sicurezza.

Medicina alternativa
Viene impiegata in fitoterapia alternativa con indicazioni analoghe alla tradizionale Calendula Officinalis. Si indica per trattare spasmi muscolari, disturbi mestruali, febbre, cancro, infiammazioni della bocca, mal di gola, ulcere gastriche e duodenali.

Viene applicata localmente su infiammazioni, ulcere alle gambe, sanguinamento nasale, emorroidi, vene varicose, proctite e congiuntivite.

Decotto
-(Opzionale) Congelare un giorno prima il materiale inumidito con acqua (distillata) per indebolire le pareti cellulari.
-Mettere la calendula (opzionale)in polvere in una pentola con un volume triplo di acqua (opzionale)distillata.
-Lasciare sobbollire appena fino a 30m per la saturazione, aggiungere ulteriore acqua solo se necessario al fine di tenere i solidi ben coperti.
-Filtrare e scartare i solidi
-(Opzionale)Riutilizzare i solidi scartati per un altra cottura.

Tintura
-(Opzionale) Congelare un giorno prima il materiale inumidito con acqua (distillata) ed una spruzzatina d’etanolo.
-Mettere la calendula (opzionale)in polvere in un barattolo sigillabile e aggiungere alcol al 50%.
-Scuotere vigorosamente quanto più spesso (almeno 1 volta al giorno) e lasciare a riposo fino a 2 settimane
-Filtrare e scartare i solidi
-Evaporare l’alcol fino alla gradazione desiderata, si può anche eliminare tutta la parte liquida per ottenere un residuo solido

Olio infuso
-Mettere la calendula (opzionale)in polvere in un barattolo con il quantitativo minimo di olio per coprirla tutta
-Lasciare a macerare fino a 2 mesi.
-Filtrare, conservare l’olio lontano da luce e calore.

Il genere Calendula comprende circa 20 specie diverse, l’arvensis è la spontanea più diffusa Italia.

Gli acheni di questa pianta sono polimorfici: il tipo rostrato e cimbiforme è più pesante per essere adatto alla dispersione a lunga distanza, quello anulare è più piccolo e ha una gittata inferiore. Anche la percentuale di germinazione varia in base alla tipologia, il cimbiforme ha la più alta e l’anulare la più bassa. Quelli a lunga dispersione generano piantine in grado di emegere anche nei suoli profondi, sono più precoci nello sviluppo e nella fioritura.
Queste caratteristiche, insieme alla geitonogamia e ai periodi di germinazione, fioritura e fruttificazione estesi, contribuiscono alla diffusione di questa specie fuori dall’Europa [1].

Descrizione
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Asterales
Famiglia: Asteraceae
Sottofamiglia: Asteroideae
Tribù: Calenduleae
Genere: Calendula
Specie: C. arvensis
Nativo: Mediterraneo
Plant Hardiness Zone: 5-9
La calendula selvatica (Calendula Arvensis) è una pianta annuale che cresce fino a 50cm, è ricoperta da una sottile peluria.
Sviluppa foglie lanceolate e fiori di colore arancione acceso che attirano molti insetti.

Coltivazione
La calendula selvatica è una pianta robusta molto semplice da coltivare:
-In primavera seppellire superficialmente i semi in un terreno appena umido, ricco e ben drenante a piena esposizione solare.
-mantenere il terriccio umido fino alla germinazione, non richiede molto tempo di solito.
-una volta stabilita non necessita di molte attenzioni .

La calendula fu chiamata così dagli antichi Romani perchè fioriva il primo giorno di ogni mese, era considerata un simbolo di gioia e coltivata nei giardini per portare la felicità. Il poeta Aemilius Macer scrive nel suo erbario che anche solo guardare la pianta migliorasse la vista, la concentrazione, le capacità cognitive e l’umore.
Gli antichi Egiziani ne lodavano le proprietà rigeneranti.
I petali venivano impiegati nell’antica cucina greca e persiana per guarnire molti piatti, successivamente si sono diffusi anche in Europa.
Fra gli Aztechi era tenuta in grandissima considerazione come una sorta di panacea, grosse quantità di fiori di calendula venivano offerte agli dei durante alcuni rituali.
I monaci medievali lo ritenevano un buon rimedio contro disturbi gastrointestinali, epatici, morsi di insetto e di serpente.
Durante il XVII secolo il cortigiano inglese Culpepper la promosse come tonico cardiaco, rimedio per il vaiolo ed il morbillo.
Nel periodo della guerra civile americana i fiori sono stati impiegati in larga scala per disinfettare, cicatrizzare e velocizzare i tempi di guarigione delle ferite dei soldati.

Il fogliame di Calendula arvensis viene consumato in Pakistan come rimedio per il diabete di tipo II [2].
In Marocco l’infuso viene indicato nel trattamento dei disturbi metabolici [3].
In Bosnia ed Erzegovina si prepara una tisana da applicare localmente per incrementare la secrezione vaginale a base di calendula selvatica ed iperico; ne fanno anche balsami ed unguenti per trattare bruciature, vene varicose, dolore agli arti e danni epidermici [4].
In Italia i fiori vengono bolliti e consumati come pietanza, con le foglie si prepara una particolare zuppa. Veniva impiegata anche a scopo medicinale: l’infuso veniva indicato nel trattamento di infezioni ed infiammazioni del cavo orale, il decotto veniva applicato su ferite, contusioni, bruciature; i preparati a base di fiori erano noti già allora per il loro potenziale cosmetico [5].
.In Sardegna l’infuso si beve per allievare gli spasmi dolorosi, si spalma anche sotto forma di cataplasma sulle bruciature [6].
In Umbria con le foglie si trattano le ferite, i petali vengono mischiati al vino per aromatizzarlo [7].

La Calendula arvensis non è stata studiata in maniera approfondita come l’officinalis dal punto di vista farmacologico, data la somiglianza chimica potrebbe condividere molte delle proprietà attestate esclusivamente nell’altra specie.

ANTICOLINESTERASICO
Un estratto a base di fiori di calendula selvatica ha inibito l’acetilcolinesterasi risultando circa 2 volte più potente della specie coltivata [8].

ANTINFIAMMATORIO
Si ipotizza che i potenti effetti antinfiammatori della Calendula arvensis riportati nei modelli animali siano dovuti all’inibizione della trasmissione delle prostaglandine [9].
L’arvensoside A isolato dai fiori è un efficace agente antiflogistico [10].

ANTIOSSIDANTE, ANTITUMORALE
In uno studio comparativo recente l’estratto metanolico di fiori di Calendula arvensis è risultato il preparato più potente come potere antiossidante. L’estratto esanico di foglie di officinalis è risultato comunque superiore alla controparte selvatica, tuttavia la parte più commercializzata ed impiegata per entrambe le specie non è la foglia ma il fiore.
Se poi consideriamo il preparato d’uso comune ovvero l’estratto acquoso, la differenza farmacologica tra le foglie diventa insignificante, al contrario di quella dei fiori in cui l’arvensis è significativamente superiore [8].

L’estratto metanolico a base di fiori di calendula selvatica si è comportato come un potente agente antimieloide [11].
Le nanoparticelle di ferro contenenti un estratto di calendula selvatica hanno superato il butilidrossitoluene (BHT) nei test dei radicali liberi. Le stesse hanno mostrato una significativa azione citotossica sulle cellule del colangiocarcinoma umano (HCM-CSHL-0174-C22, CCLP-1, QBC939) riducendone la viabilità in maniera dose dipendente. Alla base di queste proprietà c’è sempre l’azione antiossidante della pianta [12].

GENOPROTETTIVO
4 saponine isolate dalla Calendula arvensis hanno dimostrato un’azione antimutagenica dose dipendente nei modelli sperimentali [13].

CITORIGENERANTE
Un trattamento combinato a base di oleolito d’iperico e calendula selvatica ha ridotto l’area delle ferite chirurgiche di 24 giovani partorienti sottoposte alla procedura cesarea [14].

IPOGLICEMICO
Estratti acquosi e metanolici di fiori di Calendula arvensis inibiscono gli enzimi α-amilasi, α- glucosidasi and ß-galattosidasi riducendo la glicemia, il principale composto biologicamente attivo presente nei preparati è l’acido caffeico [15].

SEDATIVO
Nei modelli animali un estratto alcolico a base di fiori essiccati di Calendula officinalis ha ridotto la motilità spontanea dimostrando un effetto depressivo centrale, data la somiglianza chimica le proprietà potrebbero essere condivise dall’arvensis che non è mai stata testata per sua azione sul CNS ma trova applicazioni affini nella medicina popolare [16].

ANTIVIRALE
Nei test in-vitro le saponine triterpenoidi isolate dalla Calendula arvensis hanno inibito rinovirus e virus della stomatite vescicolare (VSV) [17].
Due glicosidi alloaromadendrolici hanno dimostrato una certa attività contro VSV [18].

ANTIBATTERICO, ANTIMICOTICO
L’estratto metanolico a base di fiori di calendula selvatica ha inibito Rhodococcus equi, Staphylococcus aureus, Streptococcus agalactiae ,Enterococcus faecalis, Pseudomonas aeruginosa, Pseudomonas cepacia, Proteus rettegeri e Morganella morganii [19].
In un altra ricerca si è dimostrato attivo su Salmonella aequatoria e braenderup, oltre che nei confronti delle specie micotiche Candida tropicalis e famata [11].
In un test comparativo antibatterico condotto sull’Enterococcus faecalis la Calendula arvensis ha superato in efficacia gli estratti di Thymus vulgaris, Salvadora persica ed Acacia nilotica [20].
L’olio essenziale agisce contro Staphylococcus aureus, Bacillus cereus, Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli [21], oltre che come antimicotico su Penicillium expansum ed Aspergillus niger [22].

La Calendula arvensis contiene

terpenoidi: arvosidi, arvensosidi, calendulosidi, valerianolo, neofitadiene, ligstroside, γ-Curcumene, β-Curcumene, mircene, p-cimene, γ-terpinene, sabinene, limonene, α-longipinene, α-copene, β-cariofillene, β-acoradiene, α-farnesene, β-farnesene, α-imacalene, α-selinene, α-pinene, allooromadendrene, γ-murulene, germacrene D, biciclogermacrene, γ-cadinene, δ-cadinene, β-sesquifellandrene, ledene, α-bisabolene, β-bisabolene, 7-β-silfiperfol-5-ene, zingiberene, santalolo, α-terpineolo, citronellolo, zingiberenolo, eremoligenolo, α-cadinolo, muurololo, farnesolo, fitolo, globulolo, epi-globulolo, cubenolo, cubebolo, guaiolo, terpinen-4-olo, viridiflorolo, α-bisabololo, β-δ-fucopiranosidi e glicosidi eudesmanici;

altri composti aromatici: 2-metil-3-furantiolo, 3-esen-1-olo, metionale, 1-otten-3-one, etilesanoato, 3-etil-2,6-dimetilpirazina, 2,4-ottadienale, 2-nonenale, 5-metilfurfurale, 2-pentilfurano, fenetilacetato, vanillina, δ-decalattone, eptadecano, nonadecano, eicosano, eneicosano, tricosano, tetracosano, pentacosano, eptacosano, untriacontano;

flavonoidi: quercetina, rutina, isoquercitroside, esoside della quercetina, diesoside della quercetina, quercetin-3-O-neoesperoside, quercetin-3-O-malonilesoside, quercetin-3-O-β-D-glucopiranoside, quercetin-3-O-β-D-galattopiranoside, narcissoside, isoramnetin-3-O-esoside, pentoside dell’acido protocatecuico e derivati dell’apigenina;

acidi fenolici: acido quinico,acido 5-O-feruloilquinico, esoside dell’acido idrossiferulico, acido caffeico, acido 5-O-caffeolilquinico, acido 4-O-caffeolilquinico, acido 3,4-O-dicaffeoilquinico, acido dactilifrico, esoside dell’acido sinapico, acido malico, acido salicilico;

lipidi: acido calendico, acido dimorfecolico, acido palmitico,  acido linoleico, acido α-linolenico, derivati dell’acido oleanolico;

carotenoidi: luteina;

steroli: stigmasterolo;

alcaloidi: derivati della platinecina;

amminoacidi: acido γ-amminobutirrico;

tannini.

Il fiore della specie spontanea, Calendula arvensis, ha dimostrato un contenuto di flavonoidi e composti fenolici totali superiore all’officinalis comunemente coltivata e commerciata a scopo erboristico [8].

1)De Clavijo, E. Ruiz. “The reproductive strategies of the heterocarpic annual Calendula arvensis (Asteraceae).” Acta Oecologica 28.2 (2005).

2)Zain-ul-Abidin, Sheikh, et al. “Ethnobotanical survey of highly effective medicinal plants and phytotherapies to treat diabetes mellitus II in South-West Pakistan.” (2018).

3)Chaachouay, Noureddine, et al. “Ethnobotanical and ethnopharmacological studies of medicinal and aromatic plants used in the treatment of metabolic diseases in the Moroccan Rif.” Heliyon 5.10 (2019).

4)Šarić-Kundalić, Broza, et al. “Ethnobotanical study on medicinal use of wild and cultivated plants in middle, south and west Bosnia and Herzegovina.” Journal of Ethnopharmacology 131.1 (2010).

5)Fiorentino, Marika, et al. “Calendula arvensis (Vaill.) L.: A Systematic Plant Analysis of the Polar Extracts from Its Organs by UHPLC-HRMS.” Foods 11.3 (2022).

6)Loi, Maria Cecilia, L. Maxia, and A. Maxia. “Ethnobotanical comparison between the villages of Escolca and Lotzorai (Sardinia, Italy).” Journal of herbs, spices & medicinal plants 11.3 (2005).

7)Ranfa, Aldo, and Mara Bodesmo. “An Ethnobotanical investigation of traditional knowledge and uses of edible wild plants in the Umbria Region, Central Italy.” Journal of Applied Botany and Food Quality 90 (2017).

8)Ercetin, Tugba, et al. “Comparative assessment of antioxidant and cholinesterase inhibitory properties of the marigold extracts from Calendula arvensis L. and Calendula officinalis L.” Industrial Crops and Products 36.1 (2012).

9)Abudunia, Abdulmalik Abdullah, et al. “In Vivo Potential Anti-Inflammatory Activity of Extracts from Calendula arvensis (CA) Flowers.” Nonsteroidal Anti-Inflammatory Drugs. IntechOpen, 2017.

10)Chemli, R., et al. “Arvensoside A and B, triterpenoid saponins from Calendula arvensis.” Phytochemistry 26.6 (1987).

11)Abudunia, A-M., et al. “Anticandidal, antibacterial, cytotoxic and antioxidant activities of Calendula arvensis flowers.” Journal de Mycologie Medicale 27.1 (2017).

12)Zhao, Jisen, et al. “Green formulation and characterization of Fe nanoparticles containing Calendula extract and investigation of the antioxidant, cytotoxic and anti-human cholangiocarcinoma properties.” Archives of Medical Science (2022).

13)Elias, R., et al. “Antimutagenic activity of some saponins isolated from Calendula officinalis L., C. arvensis L. and Hedera helix L.” Mutagenesis 5.4 (1990).

14)Lavagna, Silvio M., et al. “Efficacy of Hypericum and Calendula oils in the epithelial reconstruction of surgical wounds in childbirth with caesarean section.” Il Farmaco 56.5-7 (2001).

15)Abudunia, Abdul-Malik, et al. “Hypoglycemic effect of Calendula arvensis flowers is mediated by digestive enzyme inhibition.” Current Bioactive Compounds 16.5 (2020).

16)Parente, Leila ML, et al. “Calendula officinalis: Central Depressive Effect and Subacute Toxicity.” LATIN AMERICAN JOURNAL OF PHARMACY 28.6 (2009).

17)De Tommasi, Nunziatina, et al. “Structure and in vitro antiviral activity of triterpenoid saponins from Calendula arvensis.” Planta medica 57.03 (1991).

18)De Tommasi, Nunziatina, et al. “Structure and in vitro antiviral activity of sesquiterpene glycosides from Calendula arvensis.” Journal of natural products 53.4 (1990).

19)Essassi, Mokhtar, Azeddine Ibrahimi, and Khadija Khedid. “Evaluation of antibacterial activity of extracts from Calendula aventis flowers.” Journal of Chemical and Pharmaceutical Research 6.8 (2014).

20)Gupta, Divya, et al. “A comparative evaluation of the antibacterial efficacy of Thymus vulgaris, Salvadora persica, Acacia nilotica, Calendula arvensis, and 5% sodium hypochlorite against Enterococcus faecalis: An in-vitro study.” Journal of Conservative Dentistry: JCD 23.1 (2020).

21)Servi, Hüseyin, et al. “Antibacterial activity and essential oil composition of Calendula arvensis L.” International Journal of Secondary Metabolite 7.4 (2020).

22)Belabbes, Rania, et al. “Chemical variability, antioxidant and antifungal activities of essential oils and hydrosol extract of Calendula arvensis L. from western Algeria.” Chemistry & biodiversity 14.5 (2017).

L’assunzione di calendula selvatica è particolarmente controindicata in chi soffre di allergia alle piante del genere Ambrosia, prima di un’operazione chirurgica o durante gravidanza ed allattamento.

Non sono conosciute interazioni farmacologiche pericolose.

Non sono noti effetti collaterali.

 

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I termini usati nelle categorie ed i tag non vogliono suggerire l’uso dei prodotti, solo organizzarli in base alle tradizioni etnobotaniche e alle potenzialità farmacologiche identificate in letteratura.

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