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Riconoscibile immediatamente dal colore acceso, la corteccia di mimosa viene esportata in tutto il mondo come materia prima cosmetica, colorante per tessuti e per l’industria conciaria.

Per l’uso come colorante basta mischiare la polvere con dell’acqua ed immergerci i capi o gli oggetti da colorare che poi andranno asciugati senza risciaquarli, più li si lascia a mollo più il colore sarà accesso.

L’ESTRAZIONE DEL DMT E’ UN ATTO ILLEGALE: LA CORTECCIA NON VA CONSUMATA IN NESSUN MODO, PUO ESSERE USATA SOLO COME COLORANTE NON ALIMENTARE PER TESSUTI E PELLETTERIA O ALTRE APPLICAZIONI ESTERNE.

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parte Corteccia Seme
forma Intera Tritata In polvere
quantita 1g 5g 25g 250g 1kg
Azzera selezione
Confronta

Descrizione

La letteratura scientifica suggerisce che la Mimosa tenuiflora e i suoi fitocostituenti possano avere potenziali proprietà antidepressive [9], analgesiche [11], stimolanti [11], depressive [11], antitumorali [12], dermoprotettive [13], antinfiammatorie [15], citorigeneranti [16], antibatteriche [17], antimicotiche [17], abortive [18] e mutageniche [19].

In gran parte del Sud America la Mimosa hostilis si usa come carbone di alta qualità, per costruire recinti vegetali, segnaletiche e staccionate per animali.
I tannini contenuti in questa pianta sono inoltre ampiamente ricercati nell’industria tessile e in pelletteria come coloranti.

La Mimosa hostilis è stata utilizzata per l’estrazione del DMT e come analogo triptaminico insieme ad un altro ingrediente MAO-inibitore per la preparazione del decotto ayahuasca.
Gli effetti dell’intossicazione sono molto vari e complessi, se la dose è sufficiente sono comuni alterazioni percettive e visioni ipnagogiche.

Il genere Mimosa comprende circa 600 specie diverse originarie delle Americhe, Africa orientale, Subcontinente indiano ed Indocina. La M. teniflora cresce principalmente nella caatinga, la principale foresta semiarida a nord del Brasile, e nella regione della Chiapas e Oaxaca in Messico meridionale ma si può trovare anche a El Salvador, Honduras, Panama, Colombia e Venezuela.

E’ una pianta pioneria: prolifera facilmente dopo incendi o altri eventi che alterano l’equilibrio ecologico e, perdendo continuamente il fogliame, favorisce la formazione di pacciame e humus. Inoltre può fissare l’idrogeno redendo disponibile per le altre specie vicine [1].

Descrizione
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Fabales
Famiglia: Mimosaceae
Tribù: Mimoseae
Genere: Mimosa
Specie: M. hostilis
Nativo: Brasile, Messico
Plant Hardiness Zone: 9-11
La Mimosa tenuiflora è un cespuglio perenne della famiglia delle leguminose che cresce fino a 4 metri d’altezza.
Produce fiori bianchi dalla fragranza molto particolare e foglie pinnate lunghe fino a 5cm.
La domanda crescente e lo sfruttamento intensivo senza scrupoli stanno rendendo questa merce sempre più rara e costosa.

Coltivazione
E’ una pianta robusta, ma molto difficile da coltivare:
-Intaccare il guscio dei semi senza danneggiarne il nucleo e metterli a mollo in acqua calda per due ore.
-Trasferirli in mezzo ad un tovagliolo umido e metterlo in un contenitore sigillato vicino ad un finestra.
-Dovrebbero germinare entro 2 settimane.
-Teme il freddo e la siccità.

La Mimosa tenuiflora ed altre specie dello stesso genere vengono impiegate a scopo rituale dalle tribù indigene del Nordest del Brasile da prima dalle conquista Portoghese. Un infuso a base di corteccia di fusto e fogliame viene indicato localmente come antinfiammatorio e rimedio per il mal di denti [2]. Le vengono inoltre riconosciute proprietà miracolose su fatica, infezioni e debolezza della muscolatura uterina. Il nome locale “jurema“, è un termine polissemico che identifica almeno 19 diverse specie diverse (Acacia piahuiensis, A. riparia, A. bahiansis, Mimosa tenuiflora, M. acutistipula, M. arenosa, M. ophtalmocentra, M. verrucosa, M. adenophylla, Piptadenia stipulacea, P. moniliformis, Pithecolobium diversifolium, Lippia chamissonis, Vitex agnus-castus, Parapiptadenia sp.), una foresta sacra, uno spazio rituale ed altri aspetti relativi a questa cultura [3]. I Truka e i Kambiwa ne fanno una bevanda nota come “vinho de Jurema”; tra i Pankararu è chiamata “ajucá“, tra gli Atikum “anjuca“. Gli Xucuro di Ororuba a Pernambuco ci infondono un idromele tradizionale fatto con il miele delle api selvatiche, veuêka, oggi sostituito dai più moderni distillati a base di canna da zucchero [4].

La ricetta della bevanda varia in basse alla tribù specifica ma si parte sempre dalla corteccia del fusto o della radice della pianta. Tra i nativi Kariri-Xoko ad esempio la corteccia viene estratta manualmente dalle mimose selvatiche della foresta ad opera esclusiva dei saggi anziani che avevano praticato l’astinenza sessuale, quindi viene decotta a lungo in degli appositi recipienti di argilla fino a diventare densa e scura. Altre tribù fanno fermentare la radice fresca, quindi la massa umida viene spremuta a poco a poco in una ciotola d’acqua che prende una tonalità rossastra e forma una schiuma dorata nello strato superficiale. Questa viene rimossa prima del consumo della bevanda. Nelle varie ricette viene spesso mischiata con le radici di Brunfelsia e Cyperus oltre diverse spezie (cola, noce moscata, cannella, zenzero e chiodi di garofano). Un altro aspetto in comune tra le varie etnie è la compresenza di tabacco e candele nei rituali. Al giorno d’oggi vengono praticati durante il festival chiamato Toré in cui si pregano le divinità e gli antenati intonando i canti tradizionali. Viene consumata a scopo medicinale anche come stimolatore di metabolismo ed appetito.

Diversamente da quanto riportano la maggior parte delle fonti italiane (escludendo G. Samorini che invece ha fatto un analisi molto approfondita sull’argomento) non ci sono dati archeologici su un suo eventuale utilizzo pre-ispanico. Non è neanche chiaro se lo stesso nome comune tepezcohuite derivi davvero dal náhuat “albero della pelle”. L’unica menzione storica del suo impiego medicinale consiste in un esemplare depositato nell’Erbario Nazionale Messicano con un’etichetta recante la scritta “la corteccia in polvere asciuga le ferite”, probabile riferimento alle sue proprietà cicatrizzanti. In base alle informazioni raccolte in Messico dalla biologa Camargo-Ricalde pare che le sue proprietà terapeutiche siano state promosse in tempi relativamente recenti dai gruppi mestizo che l’avrebbero poi diffusa in tutto il mondo [5]. E’ un popolare ingrediente per unguenti e prodotti topici in quanto favorisce la guarigione da ferite, ustioni e bruciature, sono comuni anche cosmetici e creme per ripristinare la salute epidermica e le difese cutuanee. Internamente viene consumata come rimedio contro l’ulcera gastrica. E’ stata usata dalla Croce Rossa Messicana in seguito all’esposione delle scorte di gas in una fabbrica vicino Città del Messico nel 1980 dato che non c’erano abbastanza risorse per offrire a tutte le vittime il trattamento convenzionale.

Dopo la colonizzazione si è diffusa tra gli Afro-brasiliani di cui però sappiamo ben poco dato il carattere misterico ed estremamente riservato dei loro culti. La preparano cuocendola insieme ad altre piante e facendola macerare con il cachaça, un distillato alcolico locale a base di canna da zucchero, o il vino rosso in dei contenitori scuri di argilla o vetro [3]. Ne conoscono anche le proprietà medicinali utili nei casi di infezione o patologie infiammatorie.

In gran parte del Sud America la Mimosa si usa anche come carbone di alta qualità, per costruire recinti vegetali, segnaletiche e staccionate per animali.
I tannini contenuti in questa pianta sono inoltre ampiamente ricercati nell’industria tessile e in pelletteria come coloranti.

Viene consumata a scopo medicinale anche come stimolatore delle muscolatura uterina, del metabolismo e dell’ appetito.

Mimosa brasiliana vs messicana
La maggior parte degli autori considera la corteccia di M. hostilis messicana inferiore a quella brasiliana per partito preso e sulla base delle poche analisi ufficiali disponibili: il famoso scrittore G. Samorini afferma che il ceppo è una delle variabili più importanti e che quelli messicani non superano lo 0,4 % di alcaloidi (peso secco) mentre quelli Brasiliani superano solitamente l’1% ipotizzando che ciò potrebbe spiegare la mancanza di dati etnografici sull’utilizzo allucinogeno della pianta presso le popolazioni native Messicane.

Questo soltanto perchè ci sono pochissime analisi professionali pubblicate. I dati sperimentali e diversi test comparativi effettuati da appassionati esperti in cromatografia su DMT Nexus lasciano pensare che siano altre la variabili importanti rispetto al ceppo o all’indicazione geografica… tra queste maturità, periodo di raccolta e purezza del materiale, etc.
Quella che vendo io viene raccolta in Messico e supera anche il 2% di resa. Dopo avere cambiato tantissimi fornitori, proprio per la variabilità della corteccia speditami, mi sto servendo ormai da qualche hanno da un contatto messicano che produce un ottimo prodotto. Posso fornire a chiunque un campione gratuito da analizzare in laboratorio per dimostrare definitivamente che le chiacchiere sulla tepezcohuite sono tutte sciocchezze.

Sulla pagina wikipedia della Mimosa ophthalmocentra c’è scritto che è “l’essere vivente che produce di più DMT in assoluto”, un’affermazione forte che però si basa su un unica pubbliazione del 1999 (in cui stranamente si parla di tutta la radice e non della corteccia dove si accumulano gli alcaloidi) [6]. E’ stato ipotizzato che questa specie brasiliana potesse spiegare la presunta differenza di concentrazione tra jurema e tepezcohuite, in quanto quasi indistinguibile da M. tenuiflora e quindi mischiata con la seconda varietà dai raccoglitori in Brasile.
Anche prendendo per buona la ricerca di Batista et al. il valore riportato (1,6% DMT peso secco) è comunque nel top range di quanto riportato nei circuiti amatoriali e psiconautici per entrambe le varietà. Potete approfondire qui la questione qui https://www.visionecurativa.it/2024/06/09/acacia-simplex-una-delle-fonti-triptaminiche-piu-concentrate/

Estrazioni a freddo, juremamina e jungle spice
I nativi sono soliti preparare la jurema a freddo senza l’aggiunta di altri componenti MAO-inibitori se escludiamo le Brunfelsia sp. che contengono scopoletina, una cumarina in grado di inibire l’enzima in questione. In ogni caso la M. tenuiflora anche da sola produce un certo effetto psicotropo, seppur richieda più del doppio della quantità rispetto alla classica cottura modalità ayahuasca e rimanga comunque meno potente e visionaria. Ciò ha dato vita a diverse speculazioni.

L’ipotesi dell’ingrediente perduto ad esempio non trova supporto in nessuno dei resoconti etnografici che ci sono pervenuti. Quella più accreditata si basa invece sulla yuremamina, un derivato flavonoide indolico altamente instabile che si degrada col calore o in condizioni basiche (presente quindi solo nei preparati tradizionali a freddo). E’ stato suggerito che la struttura chimica della molecola la possa proteggere dal metabolismo intestinale ed agire come inibitore MAO [7]. Tuttavia una ricerca recente condotta su dei campioni presi da uno smartshop olandese ha rilevato la presenza di armina nella M. hostilis (si presume la corteccia di radice classica che gira nei circuiti psiconautici) seppur a concentrazioni circa 17 volte inferiori rispetto al Banisteriopsis caapi. E’ la prima volta che quest’alcaloide viene identificato nella pianta tramite GC-MS [8], tanto che in Italia la notizia non è ancora arrivata e tutte le fonti autorevoli riportano l’assenza di questi composti. Già la presenza dell’armina anche a basse concentrazioni potrebbe spiegare la blande proprietà degli alti dosaggi assunti in assenza di un secondo ingrediente, la storia della yuremamina è ancora puramente speculativa. Inoltre le stesse triptamine sono MAO-I anche se molto meno potenti di armina ed armalina, a dosaggi estremamente alti è ragionevole pensare che lo stesso DMT si attivi da solo.

Un altra preparazione controversa ottenuta dalla corteccia di M. hostilis è la cosiddetta jungle spice, ovvero la frazione degli alcaloidi ottenuta dalla fase basica acquosa estratta con xilene o toluene. Questa assume l’aspetto di un olio scuro marrone-rossastro ed è composta da DMT ed altri alcaloidi sconosciuti. Si credeva che il colore fosse dovuto alla yuremamina, tuttavia questa è un composto incolore e, tra l’altro, data la sua instabilità viene completamente degradata durante i normali processi estrattivi impiegati in ambienti amatoriali.
E’ già più plausibile che siano i prodotti della degradazione della yuremamina, ancora ignoti, oltre all’ossido di DMT a determinare i particolari effetti farmacologici della jungle spice rispetto al DMT puro in cristalli.

ANTIDEPRESSIVO
Un estratto standardizzato a base di corteccia di fusto di M. tenuiflora contenente DMT e yuremamina ha indotto un significativo effetto antidepressivo nei topi anche in assenza di armina attraverso l’attivazione dei recettori 5-HT2A/2C [9].
Da una ricerca condotta sui pazienti di 3 centri in Olanda in cui si somministra l’ayahuasca preparata con questa pianta emergono potenziali benefici nel trattamento della depressione [10].

ANALGESICO, STIMOLANTE, DEPRESSIVO
Un estratto acquoso a base di fogliame di M. hostilis ha indotto nelle cavie significativi effetti antinocicettivi, stimolanti e paradossalmente anche depressivi nei test comportamentali [11].

ANTITUMORALE
Estratti di corteccia di M. tenuiflora hanno dimostrato una potente azione inibitoria sulle cellule del linfoma L5178Y-R (IC50 = 47.10 µg/mL) senza manifestare tossicità significativa per quelle sane [12].

ANTINFIAMMATORIE, DERMOPROTETTIVE, CITORIGENERANTI
Una crema a base di corteccia di M. hostilis ha accelerato la cicatrizzazione e ridotto le cicatrici dei pazienti affetti da dermatite irritativa da contatto [13]. In uno studio doppio cieco è risultata efficace nei confronti della ulcera venosa della gamba [14], nei modelli animali ha mostrato importanti effetti antinfiammatori ed antiossidanti [15].
Si ipotizza che siano gli arabinogalattani i principali responsabili di quest’azione, nei test in vitro hanno stimolato l’attività e la proliferazione dei fibroblasti [16].

ANTIBATTERICO, ANTIMICOTICO
Un estratto etanolico di corteccia di Mimosa tenuiflora ha dimostrato una buona azione antibatterica su Staphylococcus aureus, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa [17].

MUTAGENICO, ABORTIVO
Nei ruminanti il consumo di parte aerea di Mimosa hostilis fresca è stato associato ad effetti embriotossici, fetotossici ed abortivi [18].
L’estratto acquoso ha dimostrato una certa potenzialità mutagenica in alcuni esperimenti condotti sulle larve di Drosophila melanogaster [19].
La somministrazione di estratti di semi, fogliame e le triptamine pure isolate (DMT e NMT)  hanno indotto effetti teratogenici sui feti dei ratti [20].

Alcaloidi: DMT, NMT, 5-HTP 2-MTHBC;

derivati indolici flavonoidali: yuremamina;

flavonoidi: naringenina, santinam campferolo, capillarisina, tenuflorine;

saponine: stigmasterolo, sitosterolo, lupeolo, campesterolo, stigmasterolo, β-sitosterolo, mimonosidi;

calconi: cuculcani;

tannini: procianidina, prodelfinidine;

La corteccia di radice può raggiungere il 2% di alcaloidi totali.

1)Bakke, Ivonete Alves, et al. “Forage yield and quality of a dense thorny and thornless” jurema-preta” stand.” Pesquisa Agropecuária Brasileira 42 (2007).

2)De Albuquerque, Ulysses Paulino. “Re-examining hypotheses concerning the use and knowledge of medicinal plants: a study in the Caatinga vegetation of NE Brazil.” Journal of ethnobiology and ethnomedicine 2.1 (2006).

3)Souza, Rafael Sampaio Octaviano de, et al. “Jurema-Preta (Mimosa tenuiflora [Willd.] Poir.): a review of its traditional use, phytochemistry and pharmacology.” Brazilian Archives of Biology and Technology 51 (2008).

4)Kasparek, Max, A. Gröger, and U. Schipmann. “Directory for medicinal plant conservation.” IUCN/SSC Medicinal Plants Specialist Group (1996).

5)Camargo-Ricalde, Sara Lucía. “Descripción, distribución, anatomía, composición química y usos de Mimosa tenuiflora (Fabaceae-Mimosoideae) en México.” Revista de Biología tropical 48.4 (2000).

6)Batista, L. M., et al. “Isolation and identification of putative hallucinogenic constituents from the roots of Mimosa ophthalmocentra.” Pharmaceutical biology 37.1 (1999).

7)Vepsäläinen, Jouko J., et al. “Isolation and characterization of yuremamine, a new phytoindole.” Planta medica 71.11 (2005).

8)Simão, Ana Y., et al. “Determination of N, N-dimethyltryptamine and beta-carbolines in plants used to prepare ayahuasca beverages by means of solid-phase extraction and gas-chromatography–mass spectrometry.” SN Applied Sciences 2 (2020).

9)Duarte-Filho, Luiz Antonio Miranda de Souza, et al. “β-carboline-independent antidepressant-like effect of the standardized extract of the barks of Mimosa tenuiflora (Willd) Poir. occurs via 5-HT2A/2C receptors in mice.” Journal of Psychopharmacology 36.7 (2022).

10)van Oorsouw, Kim, S. W. Toennes, and J. G. Ramaekers. “Therapeutic effect of an ayahuasca analogue in clinically depressed patients: a longitudinal observational study.” Psychopharmacology 239.6 (2022).

11)OLIVEIRA, Lucileide Batista de. Avaliação de atividades farmacológicas de Mimosa tenuiflora (Willd.) Poir. MS thesis. Universidade Federal de Pernambuco, 2011.

12)Rodríguez-Garza, Nancy E., et al. “In vitro biological activity and lymphoma cell growth inhibition by selected mexican medicinal plants.” Life 13.4 (2023).

13)Nicolescu, ALIN CODRUȚ, et al. “Mimosa tenuiflora for the treatment of damaged skin-study on its efficacy and tolerability in the treatment of irritative contact dermatitis.” Farmacia 69.5 (2021).

14)Rivera-Arce, Erika, et al. “Therapeutic effectiveness of a Mimosa tenuiflora cortex extract in venous leg ulceration treatment.” Journal of ethnopharmacology 109.3 (2007).

15)Nascimento, Marcel S., et al. “Anti-inflammatory and antioxidant activities of the hydroethanol extract and fractions of the bark of Mimosa tenuiflora (Willd.) Poir.” African Journal of Pharmacy and Pharmacology 10.39 (2016).

16)Zippel, Janina, Alexandra Deters, and Andreas Hensel. “Arabinogalactans from Mimosa tenuiflora (Willd.) Poiret bark as active principles for wound-healing properties: Specific enhancement of dermal fibroblast activity and minor influence on HaCaT keratinocytes.” Journal of ethnopharmacology 124.3 (2009).

17)de Morais Leite, SÃ&nia Carmem, et al. “Antibacterial and hemolytic activities of Mimosa tenuiflora (Willd) Poir.(Mimosoidea).” African Journal of Microbiology Research 9.42 (2015).

18)Bezerra, José Jailson Lima, Anderson Angel Vieira Pinheiro, and Ricardo Barbosa Lucena. “Phytochemistry and teratogenic potential of Mimosa tenuiflora (willd.) poir.(Fabaceae) in ruminants: A systematic review.” Toxicon 195 (2021).

19)de Lima, Adiles Paulo, Aline Alves Melo Macedo, and Charles dos Santos Estevam. “Mutagenic evaluation of the aqueous extract of Jurema (Mimosa tenuiflora, Fabaceae) using the Somatic Mutation And Recombination Test (SMART) on the wings of Drosophila melanogaster.” Rev Bras Plantas Med/Braz J Med Plants 22 (2020).

20)Gardner, Dale, et al. “Teratogenic effects of Mimosa tenuiflora in a rat model and possible role of N-methyl-and N, N-dimethyltryptamine.” Journal of agricultural and food chemistry 62.30 (2014).

Tutte le informazioni relative ai nostri prodotti vengono fornite a titolo informativo: non vogliono incoraggiare atteggiamenti pericolosi e/o di illegalità.

Le informazioni su etnobotanica, chimica e farmacologia delle varie specie presenti nel sito sono descritte a scopo puramente educativo e non vogliono suggerire nessun applicazione medicinale o alimentare. I potenziali sintomi da intossicazione vengono riportati come forma di riduzione del danno.

I prodotti che trattiamo sono incensi, aromi naturali per ambienti, coloranti naturali, sementi da coltivazione, materiale botanico da collezione/esposizione. Non sono articoli destinati al consumo umano, leggi attentamente termini e condizioni prima di effettuare un eventuale acquisto https://www.visionecurativa.it/termini-e-condizioni/

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2 recensioni per Jurema (Mimosa hostilis syn. tenuiflora)

  1. alberto boscaro

    Polverizzato molto bene.

  2. Giuliano Napolitano

    Prodotto di qualità eccelsa, packaging molto robusto e adatto al contenuto.
    Consigliatissimo

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Jurema (Mimosa hostilis syn. tenuiflora)
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