Fiore raro ed esotico, il vero loto blu, o meglio ninfea blu (N. caerulea), è un appariscente pianta acquatica tipica della zona del Nilo. Era sacro agli antichi egiziani, alcuni autori hanno ipotizzato che lo usassero a scopo rituale.
Abbiamo il loto stellato (N. nouchali), che viene venduto come loto blu ed è l’unica specie ampiamente commerciata, ad un prezzo molto più vantaggioso. Qui si può approfondire questa questione controversa.
NON E’ UN FITOFARMACO O UN SUPPLEMENTO ALIMENTARE, MA UN ARTICOLO NON ADATTO AL CONSUMO UMANO DESTINATO SOLTANTO AD ESPOSIZIONE E FUMIGAZIONI IN AMBIENTI APERTI.
In passato N. caerulea è stata trattata in passato come un sinonimo di N. nouchali, ma le evidenze genetiche moderne supportano l’esistenza di due specie distinte.
La specie più vicina a N. caerulea è N. colorata, N. nouchali si colloca accanto N. pubescens [1].
A livello macroscopico N. nouchali si distingue facilmente per il colore più accesso e meno sbiadito, senza parti bianche, completamente viola o bluetto.
Descrizione
Ordine: Nymphaeales
Famiglia: Nymphaeaceae
Genere: Nymphaea
Specie: N. caerulea
Nativo: Africa
Plant Hardiness Zone: 10-12
Il loto blu (Nymphaea caerulea) è una pianta acquatica molto diversa dal loto indiano con cui non condivide neanche il genere botanico.
Il loto blu cresce nei pressi del delta del Nilo: la pianta può essere propagata ponendo pezzi di rizoma in un bacino d’acqua.
Ha fiori blu e foglie rotonde disposti su lunghi steli che continuano per 20-30 cm al di sotto della superficie dell’acqua.
Coltivazione
E’ una pianta acquatica, difficile da coltivare:
-Cresce bene nelle pozze d’acqua di circa 30cm di profondità, necessita di molto calore per la germinazione.
-Pressare i semi in dei recipienti pieni di terriccio grasso ed argilloso a piena esposizione solare.
-Sommergere il contenitore nella pozza d’acqua di circa 2 cm.
-Teme il freddo e la siccità.
Il loto blu è stato raffigurato spesso nell’antica arte egiziana spesso in connessione con danze e contesti cerimoniali come il rito di passaggio per l’aldilà. Simboleggiava il sole in quanto i fiori stanno chiusi durante la notte e si aprono al mattino. Credevano che il dio Ra fosse emerso dalla pianta che cresceva nelle “acque primordiali”, la mummia del faraone Tutankhamon è stata ricoperta con della ninfea.
Il fatto che avesse anche blande proprietà narcotiche ha spinto diversi autori come William A Embodena ad ipotizzare che fosse una sorta di droga rituale [2] ma questa teoria non è mai stata davvero confermata.
Non esistono testi medici, rituali o farmacologici egizi che descrivano un uso psicoattivo o narcotico intenzionale di N. caerulea. Le raffigurazioni floreali potrebbero essere puramente simboliche o ornamentali, legate al mito del sole che rinasce dal fiore.
In alcune culture dell’Africa Occidentale il rizoma e i semi vengono mangiati come cibo di sussistenza o in caso di diabete. L’infuso fatto con il rizoma viene impiegato nel trattamento di gonorrea, disturbi urinari, problemi renali, disturbi gastrointestinali e febbre. Il fiore viene consumato fresco o preparato sotto forma di decotto come antitussico, narcotico ed afrodisiaco [3].
PSICOATTIVO
Liam McEvoy, uno studente del corso di antropologia alla UC Berkeley, ha fatto delle analisi chimiche su dei campioni di N. nouchali acquistata online come N. caerulea, e la vera N. caerulea da lui autoprodotta riportando livelli di nuciferina, il principale alcaloide sedativo del genere Nymphaea, molto più alti nella prima [4]. Infatti non risultano evidenze sperimentali che supportino la presenza di nuciferina in N. nouchali, al contrario di N. caerulea, sebbene manchino test comparativi professionali.
Le due specie vengono confuse regolarmente, il 99% del loto blu sul mercato è N. nouchali etichettato come N. caerulea, si può approfondire qui l’argomento.
ANTIPSICOTICO, SEDATIVO, SONNIFERO ANALGESICO, OPPIOIDE
La nuciferina agisce come agonista parziale su recettori dopaminergici (D1, D2, D3, D5) e antagonista su recettori serotonergici (5-HT2A, 5-HT2C, 5-HT2B; inverso agonista su 5-HT₇) in maniera simile ad un antipsicotico atipico. A conferma di ciò ha bloccato gli effetti di uno psichedelico (DOI), inibito l’attività motoria indotta da PCP controllato la tossicità e i movimenti stereotipati indotti dall’anfetamina nelle cavie [5]. Ha potenziato anche l’analgesia indotta dalla morfina [6].
In altri esperimenti ha ridotto l’attività spontanea ed incrementato la durata del sonno indotto dal pentobarbital in maniera dose dipendente. In più ha prolungato il sonno non-REM e ridotto insonnia causata dal trasferimento della cavia in un altra gabbia o dalla deplezione della serotonina. Dalle analisi è risultato un aumento nei livelli di serotonina e recettore 5-HT1A nell’ipotalamo [7].
Studi di imaging di metabolomica cerebrale nei topi riportano l’aumento di adenosina nel cervello che suggerisce un possibile meccanismo per sedazione ed analgesia [8].
In uno studio in silico l’apomorfina, un altro alcaloide del fiore, ha mostrato un’affinità computazionale e varie interazioni molecolari che suggeriscono un potenziale affinità per il recettore oppoide [9].
ANTICRAVING
L’apomorfina è un potente agonista dei recettori dopaminergici (D₂, D₃, D₄, D₅) grazie alla somiglianza strutturale con la dopamina. Dagli inizi del ‘900 fino agli anni ’70 è stata impiegata estensivamente come un farmaco contro i craving per il controllo di diverse tossicodipendenza (alcol, oppiacei, barbiturici) [10].
L’effetto era troppo breve, imprevidibile e variabile. Considerando l’alta incidenza di effetti collaterali, tra cui anche dipendenza alla stessa apomorfina [11], e lo sviluppo di alternative più efficaci, l’intero filone di ricerca è andato lentamente a morire.
ANTINFIAMMATORIO, IPOLIPIDICO, IPOTENSIVO, IPOGLICEMICO, ANTIDIABETICO, IMMUNOMODULANTE
La nuciferina è stata impiegata nel trattamento dell’iperlipidemia e dell’eccesso ponderale per via dei suoi effetti benefici su livelli lipidici, secrezione insulinica, pressione sanguigna ed infiammazione [12].
Stimola la fosforilazione di AMPK e PKC nel muscolo scheletrico e nel fegato e l’espressione del trasportatore GLUT4 suggerendo potenziali applicazioni nella cura del diabete mellito [13].
In altri esperimenti ha nibito l’infiammazione indotta da lipopolisaccaride attivando PPARα e PPARγ nelle cellule RAW 264.7 [14].
ANTIOSSIDANTE, NEUROPROTETTIVO
Diversi composti fenolici presenti nei fiori di loto blu hanno mostrato una promettente attività antiossidante [15].
La nuciferina è un potente inibitore di α-glucosidase e α-amylase con valori IC50 pari a 19.06 ± 0.03 e 15.03 ± 0.09 μM, ciò suggerisce potenziali applicazioni nel trattamento della malattia di Alzheimer [16]. L’apomorfina è un farmaco utilizzato nel trattamento della malattia di Parkinson per gestire le fluttuazioni motorie, in cui i sintomi motori, come rigidità e tremore, si aggravano [17].
ANTITUMORALE
Un estratto di fiori di loto blu ha indotto l’apoptosi delle cellule della leucemia mieloide acuta (AML) [18].
La nuciferina ha mostrato effetti antitumorali sul neuroblastoma umano e il cancro colorettale del topo inibendo la trasmissione PI3K-AKT ed i livelli di IL-1 [19].
La delfinidina, il pigmento blu-viola dei petali di N. caerulea, è risultata attiva sulle cellule del tumore ai polmoni e del carcinoma alla vulva [20].
ANTIVIRALE
In uno studio in vitro un estrato etanolico a base di fiori di N. caerulea ha contrastato l’infezione dovuta al virus della sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus (MERS) [21].
ANTIBATTERICO
In un esperimento in vitro un estratto etanolico a base di fiori di loto blu ha mostro di essere attivo nei confronti di due ceppi diversi di Escherichia coli[22].
TOSSICITA’
Non ci sono studi che hanno analizzato specificatamente questa specie rara, i pochi pubblicati considerano erroneamente N. Nouchali e N. caerulea come la stessa specie o si affidano a quanto dichiarato dai venditori che hanno sempre solo N. nouchali[23]. E’ evidente in questa foto in cui i ricercatori vanno nei campi e raccolgono N. nouchali convinti che sia N. caerulea.
Se consideriamo in generale il genere Nymphaea, ma vale anche per Nelumbo, molte specie hanno un profilo di sicurezza quasi alimentare, infatti i tuberi di alcune vengono ampiamente impiegati nella cucina asiatica.
Tutte le informazioni relative ai nostri prodotti vengono fornite a titolo informativo: non vogliono incoraggiare atteggiamenti pericolosi e/o di illegalità.
Le informazioni su etnobotanica, chimica e farmacologia delle varie specie presenti nel sito sono descritte a scopo puramente educativo e non vogliono suggerire nessun applicazione medicinale o alimentare. I potenziali sintomi da intossicazione vengono riportati come forma di riduzione del danno.
I prodotti che trattiamo sono incensi, aromi naturali per ambienti, coloranti naturali, sementi da coltivazione, materiale botanico da collezione/esposizione. Non sono articoli destinati al consumo umano, leggi attentamente termini e condizioni prima di effettuare un eventuale acquisto https://www.visionecurativa.it/termini-e-condizioni/
Il tabacco dei nativi americani, non contiene nicotina ma lobelina. Entrambi i composti agiscono sui recettori nicotinici ma hanno una farmacologia leggermente diversa.
Il fumo che emette quando viene bruciata ha una potente azione broncostimolante, in passato la pianta veniva paradossalmente fumata per liberare i bronchi.
COME IL TABACCO E’ UNA SPECIE ALTAMENTE TOSSICA: LA FOGLIA ESSICCATA SI PUO’ USARE SOLO COME INCENSO PER AMBIENTI APERTI, NON VA CONSUMATA IN NESSUN MODO O IMPIEGATA COME SOSTITUTO DEL TABACCO.
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Una specie della famiglia della menta che cresce nelle foreste di pino di Cina, Mongolia e Siberia. Contiene leonurina, un composto che ha dimostrato importanti effetti sulla circolazione ed è attualmente sotto studio per le potenzialità nel trattamento dell’Alzheimer.
A Malacca in Malesia ne fanno una poltiglia con le foglie fresche che applicano sugli occhi stanchi, l’estratto alcolico viene impiegato in Cina esternamente per combattere reumastismi ed artrite.
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Uno dei papaveri non-oppiacei più popolari tra gli incensi e i vari herbal-blend rilassanti. Ha una lunga tradizione come pianta medicinale in Messico ed India.
L’olio dei semi si applica esternamente per trattare ferite e malattie della pelle, ma è anche molto tossico. La parte aerea ha un fitocomplesso diverso ed una tossicità di gran lunga inferiore.
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Un pianta della famiglia del ginseng, è il principale tonico maschile della medicina ayurvedica.
La radice in polvere applicata sulla pelle promuove la produzione di collagene e migliora il contorno occhi, viene anche utilizzata nella produzione di saponi e lozioni cosmetiche.
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Questa specie di pesco africano, prima Nauclea latifolia poi rinomita Sarcocephalus latifolius, è al centro di un polemica molto accessa in ambito scientifico: secondo alcuni autori produrrebbe tramadolo, un oppiaceo che si credeva fosse di origine esclusivamente sintetica.
La corteccia viene applicata esternamente come analgesico nella medicina popolare di Mali, Sierra Leone, Benin, Nigeria, Camerun, Togo, Ghana e Congo.
E’ UNA SPECIE TOSSICA NON ADATTA AL CONSUMO UMANO, LA CORTECCIA E’ DESTINATA SOLTANTO AD ESPOSIZIONE ED APPLICAZIONI ESTERNE.
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Il rizoma di corydalis è una droga molto antica impiegata da sempre in Medicina Tradizionale Cinese per il trattamento di diversi disturbi nervosi.
Ha un aroma molto forte e pungente che rilassa corpo e mente.
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vallia nicolas polimeni –
Qualità super