Veniva impiegata da alcune tribù in Sud America con le stesse applicazioni della B. caapi, la famosa liana ayahuasca. Non va consumata in nessun modo in quanto si ipotizza che possa indurre un’intossicazione analoga all’altra specie più nota.
Ayahuasca rossa (Banisteriopsis muricata)
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In StockQuesta specie tropicale è molto vicina al famoso B. caapi e viene usata con le stesse applicazioni in Sud America.
Ha un legname molto duro e fibroso che si presta bene alla produzione di amuleti e tamburi rituali.
LA LIANA ESSICCATA NON E’ ADATTA AL CONSUMO UMANO NON VA CONSUMATA IN NESSUN MODO, PUO ESSERE USATA PER LA PRODUZIONE DI MONILI TRIBALI O PER L’ESPOSIZIONE ETNOBOTANICA.
Descrizione
Alcuni degli individui della specie Banisteriopsis muricata hanno perso le ghiangole elaiofore che producono l’olio ricercato dalle api locali. Tuttavia quest’ultime non riescono a distinguirli e finiscono per impollinarli, garantendosi un vantaggio competitivo rispetto agli esemplari normali. L’Epicharis affinis e schrottkyi, note specie da olio, recuperano il polline mediante la vibrazione: l’arrangiamento di stami e pistilli al centro del fiore favorisce il contatto con gli impollinatori [1].
E’ molto difficile da distinguere dal caapi: il colore della liana interna fresca è più rossiccio e scuro ma con l’essiccazione tende a schiarirsi, la corteccia esterna più scura e leggermente più dura e spessa, le sezioni trasversali presentano rosette più circolari e meno schiacciate, il legname sembra poroso del caapi ma meno dell’Alicia.
Descrizione
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Malpighiales
Famiglia: Malpighiaceae
Genere: Banisteriopsis
Specie: B. muricata
Nativo: Messico e Sud America
Plant Hardiness Zone: 10-12
L’ayahuasca rossa (Banisteriopsis muricata) è una liana gigante che cresce fino a 30m di lunghezza arrampicandosi sulla vegetazione circostante. Fiorisce infrequentemente, in genere a Gennaio sfoggiando una fioritura di colore misto bianco e rosa.
Coltivazione
L’ayahuasca rossa è una pianta tropicale molto difficile da coltivare:
-Mettere i semi a mollo in acqua a temperatura ambiente fino a 24h.
-Seppellirli superficialmente in un terreno ben drenante e ricco
-Mantenere umido il terriccio fino alla germinazione
-Richiede 3-4 settimane per la germinazione
-E’ una pianta tropicale che necessita di alti livelli di umidità e calore tutto l’anno, non è possibile coltivarla outdoor in italia
Si è speculato che i Maya avessero impiegato una speciale bevanda rituale preparata con una specie di Banisteriopsis che cresceva nella regione mesoamericana. E’ possibile che questa fosse la muricata, che dovrebbe contenere betacarboline nella liana e triptamine nelle foglie, ma non ci sono dati archeologici o etnografici a supporto [2].
I Waorani dell’Ecuador utilizzano da sempre non il caapi ma la muricata che viene raccolta selvatica dai banchi dei fiumi, non hanno utilizzato admixture come la Psychotria fino al contatto recente con i coloni Quechua. Anche per questo si ipotizza che il fogliame delle stessa pianta contenga concentrazioni apprezzabili di DMT [3].
Diversamente dall’esperienza col caapi, che è quasi sempre un evento sociale, il consumo della bevanda a base di muricata viene fatto in solitaria presso questa tribù. Lo sciamano, ido, prepara l’ayahuasca nascosto nella foresta o in una casa isoltata con una cerimonia notturna accompagnato dalla sola moglie. Questo perchè I Waorani consideano l’uso di allucinogeni un atto antisociale ed aggressivo finalizzato a lanciare una maledizione evocando degli spiriti malvagi, wenae.
Permette di curare i malori solo se preparata da chi li ha inferti: l’aggressore, assumendo la bevanda, può ordinare agli spiriti di lasciare andare la vittima. Per questo il successo nella cura è una sorta di ammissione di colpa, in caso di insuccesso, o alle volte anche quando efficace, il colpevole viene ucciso.
Gli anziani soffiano un pezzetto di liana di Banisteriopsis muricata nelle vie aeree dei giovani con una ciarbottana d’ossa d’uccello per rinforzare loro i polmoni e renderli dei grandi cacciatori [4].
Il maestro cacciatore somministra un decotto leggero a base di fogliame passandolo dalla sua bocca a quella dell’altro attraverso l’osso esofageo di un tucano. A ciò segue una dieta severa di due anni che nel primo mese consiste nell’ingerire soltanto la polpa della palma Jessenia bataua recuperata dallo stomaco dei tucani e delle scimmie locali. Quindi l’adepto diventa lui stesso un maestro cacciatore con l’abilità di localizzare e chiamare gli animali con estrema precisione.
Alcuni dei nativi sono soliti bollire le foglie della liana con quelle della Mansoa alliacea ed utilizzare l’estratto localmente sul taglio del cordone ombelicale di un nuovo nascituro [5].
I Witoto in Perù la chiamano sacha ayahuasca, ayahuasca selvatica, e la considerano intercambiabile col caapi ma meno potente [6].
Non ci sono studi farmacologici su questa specie.
Non ci sono analisi professionali su questa Malpighiacea amazzonica ma un anonimo del forum DMT nexus ha postato le analisi dei suoi esperimenti con GC-SM.
L’armina è risultata circa l’80% dell’estratto A/B, era presente anche una piccola percentuale di THH similmente a molti campioni di caapi. L’assenza dell’armalina potrebbe essere un caso in analogia con l’altra specie in cui alle volte è presente sebbene in percentuali più basse rispetto all’armina (fino al 17% degli alcaloidi totali), anche perchè è noto che a determinate condizioni la seconda venga convertita nella prima.
La bollitura prolungata dell’ayahuasca sembra ridurre armina ed armalina in tetraidroarmina (THH), il doppio legame C=C viene convertito in H=H [7]; forse è anche per questo che viene bollita così a lungo nella preparazione tradizionale.
2)Christian, Ratsch. “The encyclopedia of psychoactive plants: ethnopharmacology and its applications.” (1998).
3)Gearin, Alex K., and Oscar Calavia Sáez. “Altered vision: Ayahuasca shamanism and sensory individualism.” Current Anthropology 62.2 (2021).
4)Davis, E. Wade, and James A. Yost. “Novel hallucinogens from eastern Ecuador.” Botanical Museum Leaflets, Harvard University 29.3 (1983).
5)Berlanda, Néstor, and Diego R. Viegas. Ayahuasca: Medicina del alma. Editorial Biblos, 2012.
6)Davis, E. Wade, and James A. Yost. “The ethnobotany of the Waorani of eastern Ecuador.” Botanical Museum Leaflets, Harvard University 29.3 (1983).
7)McIlhenny, Ethan H., et al. “Direct analysis of psychoactive tryptamine and harmala alkaloids in the Amazonian botanical medicine ayahuasca by liquid chromatography–electrospray ionization-tandem mass spectrometry.” Journal of Chromatography A 1216.51 (2009).
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Le informazioni su etnobotanica, chimica e farmacologia delle varie specie presenti nel sito sono descritte a scopo puramente educativo e non vogliono suggerire nessun applicazione medicinale o alimentare. I potenziali sintomi da intossicazione vengono riportati come forma di riduzione del danno.
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