Non si sa con precisione quando il genere Psilocybe sia originato: in base a dei reperti fossili di Archaeomarasmius, un genere estinto, si stima che la presenza dell’ordine Agaricales risalga al Cretaceo medio [Hibbett, David S., David Grimaldi, and Michael J. Donoghue. “Fossil mushrooms from Miocene and Cretaceous ambers and the evolution of Homobasidiomycetes.”
American Journal of Botany 84.7 (1997): 981-991.]. Tuttavia data la struttura soffice degli agaricali che ne rallenta la fossilizzazione, alcuni autori ipotizzano possa essere antecedente a questo periodo.
Per molto tempo gli archeologi hanno ignorato il ruolo dei funghi Psilocybe nella preistoria, nel 2003 Helvenston e Bahn scrissero che il genere era del tutto assente nel nuovo mondo e cresceva solo in Messico, Centro e Sudamerica [Helvenston, Patricia A., et al. “Testing the’three stages of trance’model.” Cambridge Archaeological Journal 13.2 (2003): 213.]. Un anno dopo gli stessi autori ritornano sulla questione affermando che non esistono fonti psilocibiniche selvatiche in Europa ed Africa [Helvenston, Patricia A., and Paul G. Bahn. “Waking the trance-fixed.” Cambridge Archaeological Journal 14.1 (2004): 90-100.]. Data l’abbondanza di P. semilanceata sul territorio europeo, cercarono di salvare la loro teoria ipotizzando fosse stata introdotta dai marinai di ritorno dalle Americhe [Helvenston, Patricia A., and Paul G. Bahn. Waking the trance fixed. Wasteland Press, 2005.]. Adottarono lo stesso ragionamento per spiegare la presenza della specie africana P. natalensis [HELVENSTON, Patricia A., and Paul G. Bahn. “Archaeology or mythology? The’three stages of trance’model and South African rock art.” Les Cahiers de l’AARS 10 (2006): 111-126.].
Nel 2013 Froese rispose sottolineando che il genere Psilocybe contenesse circa 150 diverse specie allucinogene diffuse in tutto il mondo [Froese, Tom, Alexander Woodward, and Takashi Ikegami. “People in the Paleolithic could access the whole spectrum of consciousness: response to Helvenston.” Adaptive Behavior 22.4 (2014): 282-285.]. Inoltre la psilocibina si trova anche in altri generi come l’Inocybe [Kosentka, Pawel, et al. “Evolution of the toxins muscarine and psilocybin in a family of mushroom-forming fungi.” PloS one 8.5 (2013): e64646.].
La presenza di specie sorelle estremamente simili ma geograficamente distanti come P. medullosa (Europa) e P. sylvatica (America) o P. natalenis (Sudafrica) e P. aztecorum (Messico) viene spiegata da Lumbsch attraverso il fenomeno della vicarianza oppure della dispersione a lunga distanza [ Lumbsch, H. Thorsten, et al. “Phylogeography and biogeography of fungi.” Mycological Research 112.4 (2008): 423-424.].
Potrebbero anche essere stati separati dopo la rottura della Pangea nel Cretaceo come è stato ipotizzato per alcune specie di boleti [Halling, Roy E., Todd W. Osmundson, and Maria-Alice Neves. “Pacific boletes: implications for biogeographic relationships.” Mycological Research 112.4 (2008): 437-447.].
Anche la dispersione di spore volanti nell’aria potrebbe avrebbe permesso la disgiunzione dei taxa gemelli [Fröhlich-Nowoisky, J., et al. “Biogeography in the air: fungal diversity over land and oceans.” Biogeosciences 9.3 (2012): 1125.].
Ci sono pitture rupestri lasciate dalle prime tribù stanziate sul deserto del Sahara risalenti al 9000 a.C. che testimoniano la presenza di funghi psilocibinici. In Spagna le pitture rupestri della cava di Selva Pascuala che suggeriscono il consumo rituale dello Psilocybe hispanica nella zona di Villar del Humo. [Akers, Brian P., et al. “A prehistoric mural in Spain depicting neurotropic Psilocybe mushrooms?.” Economic Botany 65.2 (2011): 121-128.].
Una statua con le fattezze dello Psilocybe mexicana è stata ritrovata in una camera mortuaria di circa 1800 anni fa a Colima in Messico.
Il consumo di questi funghi era comune fra i Maya e gli Aztechi, specialmente durante i rituali religiosi come strumento per comunicare con le divinità.
Anche le tribù dell’America Centrale come Nahua, Mazatechi, Mixtechi e Zapatechi ne facevano uso.
In Europa gli Psylocibe non sono stati tradizionalmente usati a scopo terapeutico se non in Romania, dove il semilanceata veniva applicato fresco sulle verruche per guarirle.
Lorenzo – :
Perfetti, si vede benissimo il micelio