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Una pianta dall’odore inconfondibile, vanta una lunga tradizione medicinale e rituale nella cultura persiana: alcuni autori l’hanno anche collegata al soma, la leggendaria bevanda allucinogena di cui si parla negli antichi testi Indo-Iraniani.

La coltivazione è molto semplice, può diventare infestante se trova le condizioni adatte.

NON E’ UN FITOFARMACO O UN SUPPLEMENTO ALIMENTARE, MA UN ARTICOLO NON ADATTO AL CONSUMO UMANO DESTINATO SOLO ALLA  COLTIVAZIONE ORNAMENTALE.

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Descrizione

Le proprietà nootropiche, antidepressive, ansiolitiche, analgesiche e immunostimolanti della ruta siriana e dei suoi fitocostituenti sono supportate dalla ricerca scientifica.

Veniva tradizionalmente usata contro emicranie, malattie sessuali, epidemiche, come abortificente ed emmenagogo; si credeva anche che eliminasse il malocchio e liberasse i posseduti.

L’intossicazione da semi di ruta siriana è caratterizzata da sintomi molo particolari in base alla dose: sedazione, sensazioni oniriche, alterazioni termiche, propriocettive, dell’equilibrio e del flusso del pensiero ma anche tanti effetti collaterali periferici.

La dose efficace per inibire l’enzima MAO è molto piccola, sui 3g di seme secco.

Descrizione
Ordine: Sapindales
Famiglia: Nitrariaceae
Genere: Peganum
Specie: P. harmala
Nativo: Asia
Plant Hardiness Zone: 8
La ruta siriana (Peganum harmala) è una pianta dell’est Asia perenne della famiglia delle Nitrariaceae, cresce fino a quasi 1m d’altezza.
Le radici possono raggiungere profondità superiori ai 6m, fiorisce da giugno ad agosto e produce dei piccoli fiori bianchi.
Le capsule rotonde dei semi sono divise in tre camere che possono contenere più di 50 semi ciascuna.

Coltivazione
La ruta siriana è una pianta delicata, ma facile da coltivare:
-Mettere i semi per un paio d’ore a mollo in acqua tiepida.
-Seppellirli superficialmente in un terreno ben drenante, non troppo ricco a piena esposizione solare.
-Mantenere umido il terriccio fino allo sviluppo delle prime foglioline
-Innaffiare sporadicamente dopo il 1cm, è una pianta che ama la siccità
-Teme i funghi e il ristagno idrico, resiste a freddo, caldo e siccità.

La ruta fu menzionata per la prima volta col nome di πήγανον ἄγριον da Dioscoride il Greco che distinse due forme: una coltivata commestibile identificabile nella Ruta graveolens e una selvatica inedibile, il Peganum harmala. Lo scienziato bizantino Simeone Setto scrisse che che il Peganum ha proprietà calorifere e disidratanti più forti dell’altra specie [Andrews, Alfred C. “The Use of Rue as a Spice by the Greeks and Romans.” The Classical Journal 43.6 (1948): 371-373.].

In Iran il Peganum harmala ha una lunghissima tradizione a scopo rituale. Wendy Doniger, un’indologa statunitense, ha identificato la pianta con il sauma, la leggendaria pianta della lungua proto-indoiranica da cui poi sono derivati haoma in Lingua avestica e soma in Vedico. A supporto della sua tesi possiamo notare ampia disponibilità geografica, continuità etnobotanica tra tutte le genti dell’Iran e persistenza dei relativi rituali. L’haoma originale, allucinogeno, potrebbe essere stato un estratto di Ephedra e Peganum, quest’ultimo poi sostituito in seguito dal frutto del melograno che ha una certa somiglianza con la capsula della ruta ma non ha effetti psicotropi [Gnoli, Gherardo. “Haoma and Harmaline. The Botanical Identity of the Indo-Iranian Sacred Hallucinogen’Soma’and its Legacy in Religion, Language and Middle Eastern Folklore, Near Eastern Studies, Vol. 21.” (1989): 320-324.]. Il Soma allo stesso modo sarebbe diventato in tempi successivi il Somalata, ovvero Sarcostemma acidum, una pianta spontanea indiana priva di proprietà visionarie consumata ancora oggi nei rituali dei bramini Śrauta [Karayil, Sudha, and K. Veeraiah. “Phytochemical analysis of Ceropegia juncea (Roxb.): Traditionally used Medicinal plant.” International Journal of Innovative Research and Development 3.4 (2014).].

In Marocco i semi vengono assunti come allucinogeni, antidepressivi e supporto per i disturbi nervosi. Vengono poverizzati o infusi per nel trattare di ipertensione e disturbi cardiovascolari, il decotto ed il macerato vengono indicati anche nella cura di tumori sottocutanei, patologie della pelle, calvizie, dolori reumatici, parassiti, diabete, asma, febbre, diarrea, disturbi e coliche intestinali. Vantano una lunga tradizione come abortificenti e stimolatori del flusso mestruale, gli si attribuiscono inoltre proprietà magiche.

In Giordania i semi di ruta vengono lodati come narcotici, analgesici, detossificatori del sangue e rimedio per l’impotenza [Abu-Irmaileh, Barakat E., and Fatma U. Afifi. “Herbal medicine in Jordan with special emphasis on commonly used herbs.” Journal of ethnopharmacology 89.2-3 (2003): 193-197.].

In Tunisia si è soliti mettere i piedi a mollo nel decotto fatto con la pianta fresca per attenuare i dolori reumatici, i semi in polvere vengono mischiati al miele ed assunti oralmente per stimolare la minzione in caso di anuria e disuria o alleviare il mal di schiena. La pianta intera essiccata e polverizzata viene applicata sugli occhi per trattare congiuntivite, blefarite ed eczema, col decotto si fanno gargarismi come antinfiammatorio per la mucosa orale.

In Italia i semi sono stati impiegati nel trattamento della malattia di Parkinson [Leporatti, Maria Lucia, and Kamel Ghedira. “Comparative analysis of medicinal plants used in traditional medicine in Italy and Tunisia.” Journal of ethnobiology and ethnomedicine 5.1 (2009): 1-8.].

Ha una lunga tradizione medicinale in Medio Oriente: veniva tradizionalmente usata contro emicranie, malattie sessuali, epidemiche, come abortificente ed emmenagogo; si credeva anche che elimasse il malocchio e liberasse i posseduti.

Si dice che nell’Himalaya gli sciamani inalassero il fumo dei semi di ruta siriana per raggiungere uno stato di coscienza superiore, caratterizzato dal contatto con le fate; in questo modo acquisivano informazioni preziose e purificavano lo spirito.
Il fumo si sparge nelle case ancora oggi fra alcune popolazioni come portafortuna.

Il composto principale presente nella ruta siriana è l’armalina, seguita da armina e tracce di THH.

Contiene anche armalo e armalolo.

Effetti nootropici ed ansiolitici:
Santos R.G., et al. “Effects of ayahuasca on psychometric measures of anxiety, panic-like and hopelessness in Santo Daime members” J Ethnopharmacol. 2007 Jul 25;112(3):507-13
Effetti antidepressivi:
Sanches R.F., et al “Antidepressant Effects of a Single Dose of Ayahuasca in Patients With Recurrent Depression: A SPECT Study” J Clin Psychopharmacol. 2016 Feb;36(1):77-81.
Effetti analgesici:
Mohammad Abdollahi, et al. “Antinociceptive effects of Peganum harmala L. alkaloid extract on mouse formalin test” J Pharm Pharmaceut Sci 7(1):65-69, 2004
Effetti immuno-stimolanti:
Mohammad Mirzaie, et al. “Antileishmanial activity of Peganum harmala extract on the in vitro growth of Leishmania major promastigotes in comparison to a trivalent antimony drug” Veterinarski Arhiv 77 (4), 365-375, 2007

 

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Le informazioni su etnobotanica, chimica e farmacologia delle varie specie presenti nel sito sono descritte a scopo puramente educativo e non vogliono suggerire nessun applicazione medicinale o alimentare. I potenziali sintomi da intossicazione vengono riportati come forma di riduzione del danno.

I prodotti che trattiamo sono incensi, aromi naturali per ambienti, coloranti naturali, sementi da coltivazione, materiale botanico da collezione/esposizione. Non sono articoli destinati al consumo umano, leggi attentamente termini e condizioni prima di effettuare un eventuale acquisto https://www.visionecurativa.it/termini-e-condizioni/

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