Julian Palmer, “padre della changa” e criminale psichedelico.

Sulla base delle sue conoscenze personali, della sua limitata esperienza e di materiale autoreferenziale da lui scritto Julian Palmer si è definito e viene definito da molti incompetenti padre della changa, vantandosi di aver proprio concettualizzato questa combinazione.
E’ davvero patetico questo post in cui lui stesso prova a difendersi da esperti che hanno competenze di gran lunga superiori alle mie, umiliandolo completamente e costringendolo a cambiare versione continuamente per via degli innumerevoli bug delle sue argomentazioni, se così si possono chiamare. Dategli un’occhiata se volete farvi due risate, arriva a paragonarsi ad Hoffman e Shulgin nel suo chiaro delirio paranoide https://www.dmt-nexus.me/forum/default.aspx?g=posts&t=75996&p=3

Ma analizziamo insieme la questione.
La changa è la combinazione di DMT e betacarboline da fumare in una base vegetale secca, per alcuni versi altri non è che un enhanced leaf cioè del materiale vegetale infuso con principi attivi. Sarebbe come inventare il decotto o la tintura alcolica.
In ogni caso il concetto di mischiare questi due ingredienti specifici e fumarli è antichissimo e risale a prima del 2000 a.C. Nei siti Inca di Cueva e Huachichocana in Argentina sono state ritrovate due pipe d’osso di puma e dei semi di Anadenanthera e Prosopis (un genere contente betacarboline), l’analisi del materiale ha individuato la presenza di DMT [AA, DISTEL. “Hallazgo de un sitio aceramico en la Quebrada de Inca Cueva.(Provincia de Jujuy) Découverte d’un site sans céramique du ravin de Inca Cueva (Province de Jujuy).” Relaciones 7 (1973): 197-235.].
Lo stesso nome “Changa” non è invenzione di Palmer, esiste una snuff tradizionale chiamata così da Quetchua e Shipibo che consiste in foglia di caapi polverizzata con altre piante triptaminiche.
Spostandoci in Occidente troviamo tanti report degli anni ’90 pubblicati sull’Entheogen Review che documentano il consumo di changa, lo stesso Ott, il famoso etnobotanico, aveva fumato del DMT infuso su foglia di caapi in quegli anni.
Inoltre nell’Enciclopedia degli Psichedelici di Peter Stafford pubblicata già nel 1977 vengono descritte diverse erbe infuse col DMT destinate ad essere assunte tramite combustione.

Il suo libro in cui afferma di essere il creatore soltanto sulla base di materiale autoreferenziale ed aneddotico è già stato pubblicato guarda caso anche in Italia.
Eh si, perchè qui la questo genere di spazzatura è ricercata come la merda dallo scarafaggio stercorario.
Ai tizi di spazioinferiore, la cui competenza posso solo immaginare, sarà sembrato più che plausibile che questa combinazione di due piante amazzoniche sia stata scoperta non dai nativi che le consumano da sempre ma da un tizio Australiano nel 2000. Vanterie del genere non richiedono nessuna verifica prima di essere diffuse come storia ovviamente.
Non comprate questi mistoni sconclusionati sempre sulle stesse 4 sostanze chiacchierate, pieni di psudoscienza, errori oggettivi e bias personali… Pendell, Narby, Palmer, etc, pensate anche all’ambiente sacrificato per questa spazzatura.

Non contento della sua carriera come “autore” e facilitatore, il buon Julian si è dato da poco al commercio.
Sfruttando alcune osservazioni botaniche del 900 e il fatto che nello stesso periodo sia stato commercializzato un farmaco dal Tabernanthe manii, una specie ormai considerata una varietà o un sinonimo dell’iboga da tutta la comunità botanica contemporanea, ha tirato fuori un nuovo prodotto più facilmente commerciabile e soprattutto “nuovo” rispetto alla cara vecchia iboga ormai nota ed illegalizzata. Sfruttando la moda del microdosing che lo protegge dal punto di vista legale e gli permette di fare rincari da paura (15ml a $90 US senza specificare concentrazione) sta sponsorizzando il prodotto su fb come una specie di panacea.
In più gioca sul fatto che è meglio per il microdosing come se le due specie fossero distinte anche chimicamente (T. mannii sarebbe una fonte più pura di ibogaina), quando gli stessi studi obsoleti francesi a lui tanto cari riportano che avessero esattamente la stessa farmacologia (un ulteriore indizio che siano la stessa cosa).
Già nel 1989 il genere è stato rivisto da G.J.A. Vonk e A.J.M. Leeuwenberg dell’Università di Wageningen che hanno accorpato i vari sinonimi eterotipici (Iboga vateriana Braun-Blanq. & K.Schum.; Tabernanthe albiflora Stapf; T. bocca Stapf; T. mannii Stapf; T. pubescens Pichon; T. subsessilis Stapf; T. tenuiflora Stapf.) di T. iboga notando come fosse molto variabile nella morfologia delle varie parti. T. mannii dovrebbe essere la varietà a frutto rotondo.
L’unica altra specie è T. elliptica precedentemente nota come Daturicarpa elliptica, facilmente distinguibile dal frutto spinoso come potete vedere dalla foto. https://library.wur.nl/WebQuery/wurpubs/fulltext/468098

Cosa ci si può aspettare da un ipocrita che utilizza specie a rischio di Acacia affermando che siano le stesse piante ad “incoraggiarlo” a farlo.
Tra l’altro è anche un negazionista dell’olocausto e ha tendenze ideologiche da destra estrema è un negazionista dell’olocausto tra le altre cose https://www.reddit.com/r/RationalPsychonaut/comments/e7xeaa/julian_palmer_western_ayahuasca_facilitator_and/
Stategli alla larga come la peste.

https://library.wur.nl/WebQuery/wurpubs/fulltext/468098

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