Voacanga, un enteogeno africano?

Il clamore su questa specie si deve a Ratsch che scrive delle presunte proprietà stimolanti ed allucinogene citando due pubblicazioni che non menzionano niente di simile [1].
Per quanto riguarda i dati etnografici fa riferimento ad un libro scritto da un autore privo di competenze accademiche, in cui viene riportato che la corteccia a piccole dosi viene consumata in africa occidentale come energizzante per le danze tribali e le spedizioni di caccia mentre i semi verrebbero utilizzati dagli sciamani senza addurre alcuna fonte [2].

Nel 2007 un imprenditore di Accra, la capitale del Ghana, ha creato un articolo di wikipedia sotto al nick di “MrGoodGuy”: descrisse la voacanga come veleno, stimolante, afrodisiaco e psichedelico cerimoniale linkando il suo ecommerce che ne vendeva i semi. Sebbene il link sia stato rimosso, la disinformazione si diffuse grazie ai numerosi commercianti che riutilizzavano i claim dell’imprenditore ghanese. Venne anzi integrata su erowid ed altri siti autorevoli.
Timothy Vilgiate, un’esperto di storia dell’università del Colorado, è andato fino a Kwaebibirim, la foresta tradizionale degli Akyem dove la maggior parte degli esportatori acquista i semi di voacanga, per intervistare i nativi.
Gli fu risposto vagamente che venivano utilizzati dagli occidentali per produrre farmaci: molti credevano non avessero impieghi locali, altri che fossero utili in caso di ernia o parassiti. Il prete locale descrisse una sorta di connessione simbolica con il parto ma niente che lasciasse pensare ad un allucinogeno rituale [3].
Una pubblicazione precedente menziona anche l’uso del decotto a base di radici nel trattamento delle gonorrea [4].

CHIMICA E FARMACOLOGIA
I principali alcaloidi della corteccia sono voacamina e il relativo isomero voacamidina (3,5% della corteccia di radice essiccata).
Il primo è uno dei pochissimi antagonisti naturali del recettore dei cannabinoidi CB1, una caratteristica che potrebbe spiegare gli effetti utili dell’estratto di Voacanga sui comportamenti compulsivi [5]. Ad alte dosi ha mostrato un marcato effetto ipotensivo sulle cavie.

La vocangina (0,81%), è un inibitore dell’acetilcolinesterasi. Inibisce anche la chinasi VEGF2 e di conseguenza l’angiogenesi. Agisce inoltre come agonista per il recettore TRPA1 ed antagonista per i recettori TRPM8 e TRPV1, legati, tra le altre cose, alla sensazione di freddo e alla temperatura corporea [6].
Come l’ibogaina è potente un bloccante del canale del gene HERG e potrebbe avere potenzialità antiarritmiche ma anche una certa cardiotossicità. C’è da dire che la bassa biodisponibilità orale (11-13%) riduce notevolmente questo rischio [7].
Dai test condotti sulle cavie risulta che possa potenziare l’effetto ipnotico dei barbiturici e produrre di per se un effetto analgesico ed anestetico locale. In una recente ricerca condotta sui topi ha ridotto l’attività EEG in maniera simile al pentobarbital lasciando ipotizzare che il recettori GABA-A siano implicati nei suoi effetti depressivi sul CNS [8].
Ad alte dosi produce convulsioni e morte per asfissia.

La voacristina (0,45%) ha una struttura molto simile alla voacangina e si ipotizza abbia una farmacologia analoga, nei test in vitro ha mostrato effetti citostatici, citotossici, mutagenici e contraccettivi [9].

Sono presenti anche tanti altri alcaloidi minori tra cui il più famoso è l’ibogaina (0,25% della corteccia di radice) ma la basse concentrazioni lasciano pensare ad un’azione secondaria e tutt’al più sinergica.

POTENZIALE PSICOTROPO
Ratsch riporta che la corteccia e i semi di Voacanga africana contengono fino al 10% di alcaloidi. In realtà solo la corteccia di radice può arrivare a quella concentrazione, quella del fusto ad un 5% massimo, i semi soltanto al 3,5% [10].
Nonostante ciò sono proprio i semi, che contengono quasi esclusivamente tabersonina (95% degli alcaloidi totali), ad avere effetti più marcati. Niente a che vedere con stimolazione, erotismo o allucinazioni, hanno un azione fortemente narcotica ed ipotensiva simile alla reserpina e possono indurre abbassamento eccessivo della pressione, debolezza, mal di testa e nausea. Alcuni utenti riportano anche alterazioni nella percezione dei colori ed altri effetti visionari minori con gli alti dosaggi.
La corteccia spesso non ha una concentrazione di alcaloidi indolici sufficiente per evocare effetti psicotropi percepibili, quella di radice è già più potente ed è stata utilizzata come stimolante/energizzante da alcuni utenti a bassi dosaggi (1-2g di corteccia in polvere).

Si ipotizza che gli effetti centrali di questa pianta siano mediati dall’alterazione dei processi dopaminergici e glutammatergici, gli alcaloidi totali dei semi hanno mostrato però una potenza di circa 1/100 della potenza dell’ibogaina nel deprimere la risposta sinpaptica e l’eccitablità neuronale [11].
Un estratto acquoso a base di corteccia del fusto di Voacanga africana ha indotto marcati effetti sedativi incrementando la durata totale del sonno indotto nelle cavie dal diazepam [12].

FONTI

1)Rätsch, Christian. The encyclopedia of psychoactive plants: ethnopharmacology and its applications. Simon and Schuster, 2005.

2)Schuldes, Bert Marco. “Psychoaktive Pflanzen. 2. verbesserte und ergdnzte Auflage.” (1995).

3)Vilgiate, Timothy. “The Invention of Voacanga africana as a Ceremonial Psychedelic.” Arcadia (2019).

4)Bisset, N. G. “Uses of Voacanga species.” Agricultural University Wageningen Papers 85.3 (1985).

5)Kitajima, Mariko, et al. “Discovery of indole alkaloids with cannabinoid CB1 receptor antagonistic activity.” Bioorganic & medicinal chemistry letters 21.7 (2011).

6)Terada, Yuko, et al. “Activation and inhibition of thermosensitive TRP channels by voacangine, an alkaloid present in Voacanga africana, an African tree.” Journal of Natural Products 77.2 (2014).

7)Mair, Christina, et al. “Pharmacokinetics of hERG channel blocking voacangine in Wistar rats applying a validated LC-ESI-MS/MS method.” Planta Medica 82.11/12 (2016).

8)González-Trujano, María Eva, et al. “Tabernaemontana arborea and ibogaine induce paroxysmal EEG activity in freely moving mice: Involvement of serotonin 5-HT1A receptors.” Neurotoxicology 89 (2022).

9)Melo, A. A., et al. “Cytostatic, cytotoxic and mutagenic effects of voacristine, an indole alkaloid in wild-type and repair-deficient yeasts.” Mutation Research/Genetic Toxicology 171.1 (1986).

10)Bekoe, Emelia Oppong, et al. “Ethnomedicinal uses, biological activities, and toxicity of Voacanga africana Stapf Ex Scott-Elliot.” Advances in Traditional Medicine (2023): 1-18.

11)BUOLAMWINI, JOHN K., and J. PITTMAN QUENTIN. “Ibogaine and a Total Alkaloidal Extract of Voacanga africana Modulate Neuronal Excitability and Synaptic Transmission in the Rat Parabrachial Nucleus In Vitro.” Brain Research Bulletin 44.5 (1997).

12)Bum, E. Ngo, et al. “Validation of anticonvulsant and sedative activity of six medicinal plants.” Epilepsy & Behavior 14.3 (2009).

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