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Lo zafferano selvatico (Crocus biflorus) non viene impiegato a scopo culinario come quello coltivato (Crocus sativus).

In base ad una ricerca del 2016 effettuata prelevando dei campioni in Sicilia, i fiori di questa specie hanno un contenuto di safranale (il principale composto aromatico della spezia) simile a quello dello zafferano coltivato di prima qualità.

NON E’ UN FITOFARMACO O UN SUPPLEMENTO ALIMENTARE, MA UN ARTICOLO NON ADATTO AL CONSUMO UMANO DESTINATO AD ESPOSIZIONE E DECORAZIONE DELLE PIETANZE.

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Azzera selezione
Confronta

Descrizione

Le proprietà sedative, analgesiche, ansiolitiche, antinfiammatorie, antiossidanti, antitumorali, antitussive, anticonvulsivanti, ipolipidiche e protettive per il pancreas dello zafferano e dei suoi fitocostituenti sono supportate dalla ricerca scientifica.

Viene usato nella medicina popolare in Iran per combattere Alzheimer, depressione, disturbi mestruali, sindrome premestruale, asma, disfunzione erettile, infertilità, insonnia, psoriasi, cancro, aterosclerosi, tosse, flatulenza, eiaculazione precoce, calvizie, dolore generico e per migliorare la performance atletica.

Descrizione
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Liliopsida
Sottoclasse: Liliidae
Ordine: Liliales
Famiglia: Iridaceae
Genere: Crocus
Specie: C. biflorus
Nativo: Europa, Asia
Plant Hardiness Zone: 7-10
Lo zafferano selvatico (Crocus longiflorus) è un bulbo perenne che cresce fino a a poco più di 5cm d’altezza e lunghezza.
E’ una specie delle caratteristiche fenotipiche estremamente variabili, sviluppa delle foglie lineari e produce dei fiori dal colore variabile in primavera o estate.

Coltivazione
Lo zafferano selvatico è una pianta delicata, ma facile da coltivare:
-Pressare lievemente i semi in un comune terriccio da vaso umido.
-Coprire con una busta di plastica e tenere lontano dal calore eccessivo per due settimane.
-Trapiantare i semi germinati in un terreno ricco e ben drenante qualsiasi a piena esposizione solare.
-Non necessità di cure particolari, teme il freddo.

Il termine “zafferano” deriva dal greco “krokos”, giallo; ma le prime testimonianza del consumo umano risalgono addirittura all’età del bronzo.

C’è una leggenda tramandata da Ovidio che parla dell’origine mitologica dello zafferano.
Un giovane innamorato di nome Crocus inseguiva una ninfa di nome Smilax nella foresta di Atene, ma questa, stufa delle pressioni lo tramutò nella pianta di zafferano dai pistilli arancione acceso a simboleggiare il suo immenso ed incontentabile ardore.

Nel palazzo di Cnosso a Creta è stato ritrovato affresco che raffigura fanciulle e scimmie raccogliere la pianta, altri reperti mostrano anche l’uso medicinale sulle ferite.

Erodoto e Plinio il Vecchio lodarono le proprietà curative dello zafferano su disturbi gastrointestinali e renali.

Cleopatra credeva rendesse il sesso molto più piacevole, gli antichi curatori egiziani lo indicavano per trattare disturbi gastrici, urinari

Ancora più indietro nel tempo, circa 5000 anni fa, i Sumeri preparavano rimedi naturali e pozioni magiche con lo zafferano.

I Persiani ne facevano degli estratti ad acqua per combattere la malinconia, oltre ad avere effetti afrodisiaci e narcotici; Alessandro il grande ne vantava le proprietà utili nella guarigione delle ferite.

Nel 1600 a.C l’imperatore della Cina Shen-Ung raccolse in un tomo le applicazioni medicinali dello zafferano conosciute dai suoi erboristi.

Lo zafferano selvatico contiene molte sostanze attive: picrocrocina, trimetil idrossi carbossaldeide, cicloexeno, campferolo, cis/trans-crocine, safranale, cineolo, picroside, acido P-cumarico, naringina, apigenin glucoside, acido rosmarinico, quercetina, campferolo, antiocianine.

I principali componenti responsabili dell’effetto farmacologico sono crocina, safranale, cineolo e picroside.

Effetti antidepressivi:
Akhondzadeh, Shahin, et al. “Comparison of Crocus sativus L. and imipramine in the treatment of mild to moderate depression: a pilot double-blind randomized trial [ISRCTN45683816].” BMC complementary and alternative medicine 4.1 (2004): 1.
Effetti ansiolitici e sedativi:
Hosseinzadeh, Hossein, and Nahid B. Noraei. “Anxiolytic and hypnotic effect of Crocus sativus aqueous extract and its constituents, crocin and safranal, in mice.” Phytotherapy Research 23.6 (2009): 768-774.
Effetti anticonvulsivanti:
Khosravan, Vahid. “Anticonvulsant effects of aqueous and ethanolic extracts of Crocus sativus L. stigmas in mice.” Arc Iran Medi 5 (2002): 44.
Effetti analgesici ed antinfiammatori:
Hosseinzadeh, Hossein, and Hani M. Younesi. “Antinociceptive and anti-inflammatory effects of Crocus sativus L. stigma and petal extracts in mice.” BMC pharmacology 2.1 (2002): 1-8.
Effetti ipoglicemici e protettivi per il pancreas:
Mohajeri, Daryoush, Ghafour Mousavi, and Yousef Doustar. “Antihyperglycemic and pancreas-protective effects of Crocus sativus L.(Saffron) stigma ethanolic extract on rats with alloxan-induced diabetes.” Journal of Biological Sciences 9.4 (2009): 302-310.
Effetti antitumorali:
Abdullaev, Fikrat I. “Cancer chemopreventive and tumoricidal properties of saffron (Crocus sativus L.).” Experimental biology and medicine 227.1 (2002): 20-25.
Effetti antiossidanti ed ipolipidici:
Asdaq, Syed Mohammed Basheeruddin, and Mohammed Naseeruddin Inamdar. “Potential of Crocus sativus (saffron) and its constituent, crocin, as hypolipidemic and antioxidant in rats.” Applied biochemistry and biotechnology 162.2 (2010): 358-372.
Effetti antitussivi:
Hosseinzadeh, Hossein, and Jafar Ghenaati. “Evaluation of the antitussive effect of stigma and petals of saffron (Crocus sativus) and its components, safranal and crocin in guinea pigs.” Fitoterapia 77.6 (2006): 446-448.

 

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Le informazioni su etnobotanica, chimica e farmacologia delle varie specie presenti nel sito sono descritte a scopo puramente educativo e non vogliono suggerire nessun applicazione medicinale o alimentare. I potenziali sintomi da intossicazione vengono riportati come forma di riduzione del danno.

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