La jurema non è molto considerata dalla medicina tradizionale, ma le proprietà benefiche sul trattamento delle ferite le sono riconosciute ampiamente in America.
Mimosa brasiliana vs messicana
La maggior parte degli autori considera la corteccia messicana inferiore a quella brasiliana per partito preso e sulla base delle poche analisi ufficiali disponibili: il famoso antropologo italiano G. Samorini scrive che il ceppo è una delle variabili più importanti e che quelli messicani non superano lo 0,4 % di DMT (peso secco) mentre quelli Brasiliani superano solitamente l’1% ipotizzando che ciò potrebbe spiegare la mancanza di dati etnografici sull’utilizzo allucinogeno della pianta presso le popolazioni native Messicane.
In quasi 10 anni di attività ho acquistato moltissima corteccia sia in Brasile che in Messico da più di 20 produttori diversi (stiamo parlando di diverse centinaia di chili) e posso dire con una certa sicurezza che il materiale è comunque molto variabile nella sua concentrazione di alcaloidi indipendentemente dall’origine geografica. In base alla mia esperienza, freschezza, periodo di raccolta, metodo d’essiccazione, percentuale d’umidità e purezza del materiale (percentuale corteccia di radice interna, rispetto a quella esterna fibrosa ed alle altre parti estreanee come il fusto, residui, etc.) dicono molto più sulla qualità dell’origine geografica.
Analisi tramite GC-MS condotte da appassionati sul forum DMT Nexus confermano le mie teorie https://www.dmt-nexus.me/forum/default.aspx?g=posts&t=27724
Sempre Samorini scrive anche che la Mimosa ophthalmocentra brasiliana è la pianta che produce più DMT in assoluto sulla base di un singola analisi che a mio avviso è tutt’altro che definitiva o anche solo affidabile, nel testo della pubblicazione si parla di tutta la radice e non della corteccia dove si accumulano solitamente gli alcaloidi. Secondo alcuni la M. ophtalmocentra sarebbe una potenziale spiegazione alla presunta differenza di concentrazione tra la corteccia messicana e brasiliana, in quanto quasi indistinguibile da M. tenuiflora e quindi mischiata con la seconda varietà dai raccoglitori locali. Anche prendendo per buona la ricerca di Batista et al. il valore riportato (1,6% DMT peso secco) è comunque nel top range di quanto riportato nei circuiti amatoriali e psiconautici per entrambe le varietà https://www.dmt-nexus.me/forum/default.aspx?g=posts&t=35788
Dopo avere cambiato tantissimimi fornitori, proprio per la variabilità della corteccia speditami, mi sto servendo ormai da qualche hanno da un contatto messicano che produce un ottimo prodotto. Posso fornire a chiunque un campione gratuito da analizzare in laboratorio per dimostrare definitivamente che le chiacchiere sulla tepezcohuite sono tutte sciocchezze.
Estrazioni a freddo, juremamina e jungle spice
I nativi sono soliti preparare la jurema a freddo senza l’aggiunta di altri componenti MAO-inibitori se escludiamo le Brunfelsia sp. che contengono scopoletina, una cumarina in grado di inibire l’enzima in questione. In ogni caso la Mimosa anche da sola produce un certo effetto psicotropo, seppur richieda più del doppio della quantità rispetto alla classica cottura modalità ayahuasca e rimanga comunque meno potente e visionaria. Ciò ha dato vita a diverse speculazioni.
L’ipotesi dell’ingrediente perduto ad esempio non trova supporto in nessuno dei resoconti etnografici che ci sono pervenuti. Quella più accreditata si basa invece sulla yuremamina, un derivato flavonoide indolico altamente instabile che si degrada col calore o in condizioni basiche (presente quindi solo nei preparati tradizionali a freddo). E’ stato suggerito che la struttura chimica della molecola la possa proteggere dal metabolismo intestinale ed agire come inibitore MAO [Vepsäläinen, Jouko J., et al. “Isolation and characterization of yuremamine, a new phytoindole.” Planta medica 71.11 (2005): 1053-1057.]. Tuttavia una ricerca recente condotta su dei campioni presi da uno smartshop olandese ha rilevato la presenza di armina nella Mimosa hostilis (si presume la corteccia di radice classica che gira nei circuiti psiconautici) seppur a concentrazioni circa 17 volte inferiori rispetto al Banisteriopsis caapi. E’ la prima volta che quest’alcaloide viene identificato nella pianta tramite GC-MS [Simão, Ana Y., et al. “Determination of N, N-dimethyltryptamine and beta-carbolines in plants used to prepare ayahuasca beverages by means of solid-phase extraction and gas-chromatography–mass spectrometry.” SN Applied Sciences 2 (2020): 1-11.], tanto che in Italia la notizia non è ancora arrivata e tutte le fonti autorevoli riportano l’assenza di questi composti. Già la presenza dell’armina anche a basse concentrazioni potrebbe spiegare la blande proprietà degli alti dosaggi assunti in assenza di un secondo ingrediente, la storia della yuremamina è ancora puramente speculativa. Inoltre le stesse triptamine sono MAO-I anche se molto meno potenti di armina ed armalina, a dosaggi estremamente alti è ragionevole pensare che lo stesso DMT si attivi da solo.
Un altra preparazione controversa ottenuta dalla Mimosa tenuiflora è la cosiddetta jungle spice, ovvero la frazione degli alcaloidi ottenuta dalla fase basica acquosa estratta con xilene o toluene. Questa assume l’aspetto di un olio scuro marrone-rossastro ed è composta da DMT ed altri alcaloidi sconosciuti. Si credeva che il colore fosse dovuto alla yuremamina, tuttavia questa è un composto incolore e, tra l’altro, data la sua instabilità viene completamente degradato durante i normali processi estrattivi impiegati in ambienti amatoriali.
E’ già più plausibile che siano i prodotti della degradazione della yuremamina, ancora ignoti, oltre all’ossido di DMT a determinare i particolari effetti farmacologici della jungle spice rispetto al DMT puro in cristalli.
ANTIDEPRESSIVO
Un estratto standardizzato a base di corteccia di fusto di Mimosa tenuiflora contenente DMT e yuremamina ha indotto un significativo effetto antidepressivo nei topi anche in assenza di armina attraverso l’attivazione dei recettori 5-HT2A/2C [Duarte-Filho, Luiz Antonio Miranda de Souza, et al. “β-carboline-independent antidepressant-like effect of the standardized extract of the barks of Mimosa tenuiflora (Willd) Poir. occurs via 5-HT2A/2C receptors in mice.” Journal of Psychopharmacology 36.7 (2022): 836-848.].
Da una ricerca condotta sui pazienti di 3 centri in Olanda in cui si somministra l’ayahuasca preparata con la Mimosa hostilis emergono potenziali benefici nel trattamento della depressione [van Oorsouw, Kim, S. W. Toennes, and J. G. Ramaekers. “Therapeutic effect of an ayahuasca analogue in clinically depressed patients: a longitudinal observational study.” Psychopharmacology 239.6 (2022): 1839-1852.].
ANALGESICO, STIMOLANTE, DEPRESSIVO
Un estratto acquoso a base di fogliame di Mimosa hostilis ha indotto nelle cavie significativi effetti antinocicettivi, stimolanti e paradossalmente anche depressivi nei test comportamentali [OLIVEIRA, Lucileide Batista de. Avaliação de atividades farmacológicas de Mimosa tenuiflora (Willd.) Poir. MS thesis. Universidade Federal de Pernambuco, 2011.].
ANTITUMORALE
Estratti di corteccia di Mimosa hostilis hanno dimostrato una potente azione inibitoria sulle cellule del linfoma L5178Y-R (IC50 = 47.10 µg/mL) senza manifestare tossicità significativa per quelle sane.
ANTIBATTERICO, ANTIMICOTICO
Un estratto etanolico di corteccia di Mimosa tenuiflora ha dimostrato una buona azione antibatterica su Staphylococcus aureus, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa [de Morais Leite, SÃ&nia Carmem, et al. “Antibacterial and hemolytic activities of Mimosa tenuiflora (Willd) Poir.(Mimosoidea).” African Journal of Microbiology Research 9.42 (2015): 2166-2171.].
MUTAGENICO, ABORTIVO
Nei ruminanti il consumo di parte aerea di Mimosa hostilis fresca è stato associato ad effetti embriotossici, fetotossici ed abortivi [Bezerra, José Jailson Lima, Anderson Angel Vieira Pinheiro, and Ricardo Barbosa Lucena. “Phytochemistry and teratogenic potential of Mimosa tenuiflora (willd.) poir.(Fabaceae) in ruminants: A systematic review.” Toxicon 195 (2021): 78-85.].
L’estratto acquoso ha dimostrato una certa potenzialità mutagenica in alcuni esperimenti condotti sulle larve di Drosophila melanogaster [de Lima, Adiles Paulo, Aline Alves Melo Macedo, and Charles dos Santos Estevam. “Mutagenic evaluation of the aqueous extract of Jurema (Mimosa tenuiflora, Fabaceae) using the Somatic Mutation And Recombination Test (SMART) on the wings of Drosophila melanogaster.” Rev Bras Plantas Med/Braz J Med Plants 22 (2020): 91-98.].
I semi
alberto boscaro –
Polverizzato molto bene.
Giuliano Napolitano –
Prodotto di qualità eccelsa, packaging molto robusto e adatto al contenuto.
Consigliatissimo
Giuliano Napolitano –
Materiale di altissima qualità, pigmenti rossi molto attivi, la versione in polvere è più indicata per estrarne il pigmento. Devo ripetere che il prodotto è di una qualità altissima, probabilmente il miglior fornitore d’europa